SCHEDE FILM

INGMAR BERGMAN - Itinerari spirituali nel cinema moderno

Sala Esse - giovedì 2 maggio 1996

Il posto delle fragole

Titolo originale

Smultronstallet

Regia

Ingmar Bergman

Interpreti

Bibi Andersson (Sara)

Lena Bergman (Kristina)

Bjorn Bjelfvenstam (Viktor)

Gunnar Bjornstrand (Evald)

Gunnel Brostrom (signora Alman)

Monica Ehrling (Birgitta)

Ake Fridell (amane moglie Isak)

Gertrud Fridh (moglie di Isak)

Maud Hansson (Angelica)

Jullan Kindhal (Agda)

Gunnel Lindholm (Charlotta)

Goran Lundquist (Benjamin)

Yngve Nordwall (zio Aron)

Eva Noree (Anna)

Gio Petre' (Sigbritt)

Vendela Rudback (Elisabeth)

Sif Ruud (la zia)

Gunnar Sjoberg (ingegner Alman)

Per Sjostrand (Sigfried)

Victor Sjostrom (Isak Borg)

Per Skogsberg (Hagbart)

Folke Sundqvist (Anders)

Ingrid Thulin (Marianne)

Max von Sydow (Akerman)

Naima Wifstrand (madre di Isak)

Ann-Mari Wiman (Eva Akerman)

Helge Wulff (il rettore)

Sceneggiatura

Ingmar Bergman

Fotografia

Gunnar Fischer

Musica

Gote Loven

Erik Nordgren

Montaggio

Oscar Rosander

Nazionalita'

Svezia

Anno

1958

Durata (in minuti)

91

Produzione

Svensk Filmindustri

Distribuzione

Indief

La trama

Un noto medico e professore, giunto alla tarda vecchiaia, pur avendo ottenuto, nella sua attività professionale, i più ambiti riconoscimenti, si rende conto, a poco a poco, che il suo radicato egoismo ha fatto sì ch'egli si trovi ora nella più gelida solitudine. Un sogno angoscioso lo induce a riconsiderare l'atteggiamento di larvata ostilità, da lui tenuto, durante la sua lunga vita, nei confronti del prossimo, e lo porta all'implicito riconoscimento del suo errore. Un incontro casuale con un gruppo di giovani fervidi e pieni di vita fa comprendere al vecchio medico l'infinito vantaggio che può recare al suo spirito una maggior comprensione dei problemi di quanti gli vivono accanto; a cominciare da quelli che a lui sono legati da stretti vincoli: il suo figliolo (anch'egli sulla via della cristallizzazione in un altrettanto gelido egoismo) e la tenera e trepida moglie di questo, in procinto di divenire madre.

Sergio Trasatti su "Il posto delle fragole"

Fra tutti i film di Bergman "Il posto delle fragole" è il più famoso. À quello che ha dato al regista notorietà internazionale, è quello più osannato dalla critica, è quello rimasto maggiormente impresso nella memoria collettiva. Il film già nel suo apparire, nel 1958, aveva ricevuto l'Orso d'oro a Berlino e il premio della critica a Venezia.

"Il posto delle fragole" nacque in un momento di intensa attività dell'autore, specialmente sui palcoscenici teatrali. Bergman vi si dedicò con molta partecipazione, tanto che alla fine fu costretto a trascorrere alcuni mesi in clinica per un forte esaurimento nervoso.

"Il posto delle fragole" serena meditazione sulla vita e sulla morte, è una storia di conversione, perché il vecchio al termine dell'itinerario che si snoda attraverso il racconto, e alla fine dell'itinerario terreno, cambia atteggiamento nei confronti del prossimo rammaricandosi per il suo egoismo e per la sua freddezza. À un film della nostalgia per la giovinezza, l'estate che è passata e che non potrà tornare. À un film sugli affetti come valore primario della vita.

La costruzione è perfetta, l'intrecciarsi tra realtà, sogni e ricordi è dato da una sceneggiatura rimasta come un classico nella storia del cinema. Un apporto non indifferente è costituito dagli attori, a cominciare da quel Victor Sjöström, che è stato uno dei maggiori registi e attori svedesi, aveva 78 anni, la stessa età del suo personaggio (morì pochi mesi dopo l'uscita del film, il 4 gennaio 1960). Bergman volle fare un omaggio al suo maestro, e il maestro ripagò l'allievo con un'interpretazione da antologia. A differenza di molti altri film di Bergman qui tutto è lineare, nulla è oscuro. I pochi simboli sono chiarissimi, a cominciare dall'orologio senza lancette che indica la fine del tempo, e che il vecchio vede dapprima nell'incubo, poi tra gli oggetti che gli vengono mostrati dall'anziana madre. L'itinerario dal primo incubo al rassicurante sogno finale è quasi un inno alla vita e una esortazione a capirne la bellezza nel rapporto con gli altri Il comportamento giullaresco dei tre giovinastri accettati come compagni di viaggio esprime la spensieratezza di una gioventù gaia, ma tutt'altro che superficiale: tanto è vero che il tema del grottesco litigio tra i due giovanotti è l'esistenza di Dio. La risposta dell'anziano e della donna matura è in chiave poetica, allusiva, ma certamente non negativa. Qui il problema religioso è sfiorato con delicatezza, ma Bergman non rinuncia alla lezione sull'amore come momento di soluzione di ogni crisi, anche intellettuale. , dice alla nuora il professor Isak che ha dimenticato l'amore. , dice Evald alla moglie nel rifiutare l'amore che dà la vita a un nuovo essere umano.

[Da Ingmar Bergman di Sergio Trasatti "il castoro cinema" Editrice Il Castoro S.r.l.]

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