SCHEDE FILM

Identificazione di una donna

Titolo originale

Identificazione di una donna

Regia

Michelangelo Antonioni

Nazionalità

Gran Bretagna

Anno

1966

Interpreti

Christine Boisson (Ida)

Marcel Bozzuffi

Enrica Fico

Veronica Lazar

Tomas Milian (Niccolò)

Sandra Monteleoni

Daniela Silverio (Mavi)

Lara Wendel

Soggetto

Michelangelo Antonioni

Sceneggiatura

Michelangelo Antonioni

Tonino Guerra

Gerard Brach

Fotografia

Carlo Di Palma

Musica

John Fox

Montaggio

Michelagelo Antonioni

Durata (in minuti)

128

Produzione

Giorgio Nocella

Antonio Magri

Distribuzione

Gaumont

La trama

Protagonista è un cineasta, sui 40 anni, Niccolò, il quale vive a Roma. E' alla ricerca di una protagonista femminile e incontra Mavi, una giovane aristocratica, piuttosto bizzarra e, a suo modo, attraente. Niccolò ne è conquistato fino a dimenticare il suo film. Ma, da quando ha intrecciato la sua relazione con Mavi, si inserisce il "giallo" nella vita di Niccolò: telefonate che gli intimano di cessare la relazione, incontri con un emissario misterioso: è seguito, sorvegliato. Mavi sfugge ad ogni spiegazione e alla fine scompare. Niccolò la ricerca, la rintraccia, ma senza esito, per i legami che Mavi ha contratto con un'altra donna. In tutte queste vicende, Niccolò frequenta i più svariati ambienti sociali e si sente estraneo, spaesato, come in un mondo di stranieri che parlano la sua stessa lingua, ma hanno mentalità, costumi, gusti diversi. Intanto è venuta in aiuto di Niccolò un'altra donna, questa volta borghese, non più velata, lunare come Mavi, ma solare e schietta, Ida. Anche con Ida, Niccolò cerca di rivivere la situazione ambigua vissuta con Mavi, nella quale, cercando una donna per il suo film, ha trovato una donna per se stesso, dopo aver rotto con la moglie e avendo solo saltuari rapporti col figlioletto. Ma Ida è una compagna troppo lucida e concreta per accettare un'ambigua avventura, tanto più che attende un figlio, frutto di una precedente relazione, che Niccolò non riconoscerà mai. Ora a Niccolò non rimane che cambiare il soggetto del suo film: sceglierà un argomento fantascientifico; cercherà di scoprire i misteri del sole, dal momento che gli è impossibile svelare i misteri della vita terrena. La vicenda individuale di Niccolò, con i suoi imprevisti, con le sue incombenti minacce, è un simbolo della tipica situazione sociale dell'Italia del 1982, sulla quale incombono oscure minacce di sovvertimento sociale, in azione all'interno (terrorismo) e concertate all'estero. È un'Italia in cui muore il sorriso, la cordialità, mentre sono diffusi il sospetto e la diffidenza; realtà che è espressa simbolicamente nel party aristocratico: un vero incontro di "Zombi", ove ogni fascino è spento, mentre regnano sovrani la noia e il disagio. È un'Italia ove non esiste più il vero amore, tranne forse in coppie di terroristi, legate non solo dai sentimenti, ma dall'ideologia. Siamo in un'Italia, nella quale l'incapacità di comprendersi è reale, come avviene nella lunga sequenza della campagna nebbiosa, nella quale Mavi fugge senza motivo, ove un automobilista parla di suoni di campane, di disordini, violenze, spari, che il protagonista non ha neppure percepito. E finalmente un vecchio cascinale costruito sul vuoto di un'antica villa romana allude al vuoto su cui è costruita l'esistenza umana. Ultima soluzione esistenziale di Niccolò, dopo l'evasione nella fantascienza, sarà di inseguire una vaga presenza femminile, in cui il protagonista possa rifugiarsi e che gli fornisca la chiave per capire tutto. E' un po' la faustiana ricerca dell'eterno femminino, misterioso, inafferrabile... che si conclude per Niccolò in una dolente frustrazione, perché, nella realtà, l'eterno femminino è solo un sogno, essendo la donna un essere massimamente fragile, insicuro, pieno di complessi e di frustrazioni. A Niccolò rimarrà solo la nostalgia di un'introvabile unione profonda, nell'orgoglio della sua solitudine e nella volontà di cercare e sperimentare ancora. La donna che non ha identificato nella realtà, forse riuscirà a ricrearla un giorno sullo schermo.

La critica...

Niccolò Farra, regista quarantenne separato dalla moglie, incontra Mavi, una ragazza aristocratica e misteriosa, dalla quale è subito conquistato. Una telefonata gli intima però di interrompere la relazione. Si accorge anche di essere pedinato. Per scoprire chi lo perseguita, chiede a Mavi di fargli conoscere i suoi vecchi amici. Allontanatosi da Roma, ha uno scontro con lei che in seguito scompare. Cercandola, conosce Ida che l'aiuta a rintracciare Mavi, ma inutilmente. Niccolò parte con Ida per Venezia, ma quest'ultima decide di tornare dall'ex fidanzato dal quale, oltretutto, aspetta un figlio. A Niccolò non resta altro che tornare a Roma e dedicarsi a un film di fantascienza nel quale un'astronave, avvicinandosi al sole, riesca a carpire i segreti della creazione dell'universo.

Linee di lettura

L'ultima indagine, nella filmografia di Michelangelo Antonioni, è in realtà un percorso di ricerca errato, una strada senza sbocco. Ed è un regista che l'intraprende, guardacaso. Un regista a caccia di un volto di donna che non riesce a trovare ("Non conosco ancora la storia - dice riferendosi al film in preparazione - ma so che il personaggio principale è una donna, un sentimento che ha forme femminili"). Cercare una via d'uscita nel privato si rivela un sentiero ancor più impraticabile.

Che sia successo alla queste, struttura cardinale nel cinema di Antonioni, difficile dirlo. La ricerca è diventata vana.

Nei film di Antonioni non sempre chi cerca sa cosa troverà. E le donne scompaiono misteriosamente, inutile tentare di rintracciarle (che fine avrà fatto l'Anna de "L'avventura"?). Ma l'imprevedibile lascia sempre aperto il varco a un'ipotesi, se non ad una soluzione del mistero. I protagonisti di Antonioni qualcosa finiscono per trovare. Magari una mezza verità su sé stessi. Qui no. Il regista Niccolò Farra al termine del film azzera la ricerca della donna da identificare - in parallelo resta solo nel privato - e si volge, raccogliendo un suggerimento del figlio, a un soggetto di fantascienza: lo lasciamo intento a scrutare il sole, a interrogarsi sulla dinamica dell'universo, sede probabile di risposte che in ogni caso la realtà non dà. La fantascienza può rivelarsi un genere percorribile perché, come afferma il protagonista, "non si può mai dire nella fantascienza che cosa sia verosimile e che cosa no".

E' un film confuso "Identificazione di una donna", forse il peggiore del regista ferrarese. E' anche privo di verità, sull'amore e il resto. Abitato com'è da personaggi cartacei, mai autentici (fra l'altro impersonati da interpreti modesti), e neanche veri nella menzogna, finisce per avviticchiarsi su sé stesso: l'indeterminatezza narrativa si può interpretare come tarda maniera, in quest'ultimo segmento del cinema di Antonioni. Eppure "Identificazione di una donna", pur affannando tra eccessi di didascalismo e dialoghi di una sentenziosità imbarazzante, rende esattamente percepibile il clima generale che si è soliti attribuire a questo incerto presente: smarrimento, sospensione del giudizio, inaffidabilltà accertata dei rapporti umani e morte certificata dei soggetti cinematografici ispirati ai sentimenti. Non sarà per caso, dunque, che gli elementi formali tendono a prendere il sopravvento sul narrato: lo stile s'incarica di dare forma a un disagio nebuloso quanto riconoscibile come vero.

I luoghi dell'azione - fotografati con maestria da Carlo Di Palma - diventano più importanti dell'azione stessa, alla fine. Gli interni, in primo luogo l'appartamento del regista, vengono insistentemente filmati per porzioni, per frammenti angusti, mentre il tempo si dilata per effetto dei consueti piani-sequenza. Niccolò Farra e le sue donne vagano incorniciati da corridoi, rampe di scale, scorci di stanze; cercano sempre una finestra dalla quale sporgersi, infine tornano sui propri passi o si precipitano - come in fuga o in cerca di riparo - nella camera da letto. Gli esterni appaiono ancor più asfittici, siano vicoli di Roma o, nel finale, il Canal Grande (ma riflesso per lo più dall'interno dell'albergo). E' necessario guardare, per capire il film, alla accorta gestione degli spazi, e a una scena in particolare, scandita in lente sequenze da antologia. Fuggono in auto, Niccolò e Mavi, per liberarsi dall'ignoto tormentatore. La nebbia cala, s'infittisce, li circonda, infine li fa allontanare per alcuni minuti interminabili. Quando si ritrovano seduti a fianco sui sedili, sono già due estranei, due individui separati, destinati a non trovarsi mai più.

[Cristina Jandelli]

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