LA 48a EDIZIONE DEL FESTIVAL CINEMATOGRAFICO DI CANNES

Si è concluso domenica 28 maggio il 48° Festival cinematografico di Cannes. Gli "opinionisti festivalieri" quest’anno han fatto rilevare un certo calo nella presenza delle grandi star hollywoodiane, cosicché questa edizione del Festival (che, tra l’altro, ha visto un solo film italiano in concorso, "L’amore molesto" di Mario Martone) si sarebbe svolta in "tono minore". E gli opinionisti han detto questo nonostante gli eventi mondani che si sono svolti in attesa della serata di premiazione abbiano visto una inedita Sharon Stone madrina della cena di beneficenza per la lotta all’aids. Insieme a re e regine del mondo dello spettacolo di tutti i tempi i "toni" e i "richiami" mondani non sono comunque mancati: c’erano Linda Evangelista, Naomi Campbell e Karen Mulder, accorsi a Cannes insieme al principe Albert di Monaco, Hugh Grant, il mito country degli anni Settanta, Neil Young, Harvey Keitel e John Depp, nuovo sex symbol della Hollywood 2000 interprete di ben tre film presentati quest’anno a Cannes.

Se di fronte allo sfarzoso convergere di star è facile scandalizzarsi, sarebbe d’altronde inutile negare l’evidenza dei fatti: la riuscita di un festival, proprio per la possibilità di attirare l’attenzione dei media di tutto il mondo sta anche in "certe presenze" di cui ogni grande manifestazione ha bisogno. Anche le cifre del festival sono notevoli: a Cannes durante il festival, in un gioco che con nove miliardi di budget muove un mercato 10 volte più grande, sono ben 35 mila gli addetti ai lavori e 3000 giornalisti accorsi da ogni parte del globo. Cifre record, insomma, come record sono le cifre pagate per certe star alloggiate all’esclusivo Hotel Carlton dove la suite imperiale costa circa dodici milioni per notte. Per l’industria tutto ciò ha un senso perché anche un piccolo premio può far lievitare di molto il valore di un film, e Cannes comunque rappresenta una vetrina in cui si può esporre il proprio "pezzo" certi dell’eco internazionale assicurato dalla stampa massicciamente presente al festival. Non tanto diverso può essere il discorso a proposito della promozione della cultura cinematografica cui il festival può rivolgersi. Con le sue giornate affollate e le sue ore dai ritmi impossibili, il festival rimane unà realtà insostituibile per la sopravvivenza del cinema. L’occasione delle celebrazioni del centenario del cinema ha dato inoltre a questa edizione di Cannes significati e connotazioni particolari, facendo sentire più importanti i premi assegnati. Sotto il segno del compleanno del cinema, Cannes ha allestito anche un omaggio a John Ford, il grande regista di "Ombre rosse" (la pellicola restaurata per l’occasione e proiettata in anteprima ha costituito uno squisito boccone per i cinefili presenti a Cannes), con una rassegna di 25 film oltre ad una consistente mostra fotografica, convegni.

Già qualche giorno prima della consegna ufficiale dei premi, il totofestival era in forte agitazione costringendo le immense folle festivaliere ad azzardare improbabili pronostici. E in quei giorni, e cioè prima che la giuria presieduta da Jeanne Moreau assegnasse la Palma d’oro al film "Underground" di Emir Kusturica, le ipotesi ragionevolmente sostenibili erano diverse. Possiamo tenerne conto magari anche solo come indicazione per i film assolutamente da non perdere nella stagione cinematografica che verrà. Se da un lato sembrava possibile che la Francia, dopo dieci anni, potesse puntare alla Palma con due film notevoli come "La città dei bambini perduti" (eccezionale per originalità e effetti speciali), e "L’odio" di Matthieu Kassovitz, di fronte alle opere francesi, in una posizione importante si erano assestati anche gli inglesi Hampton e Loach rispettivamente con "Carrington" e "Terra e libertà". Oltre alle opere poi premiate, "Underground" (palma d’oro) di Emir Kusturica e "Lo sguardo di Ulisse" (premio speciale della Giuria) di Theo Aghelopoulos, molti richiamavano l’attenzione anche su pellicole giunte dal cinema d’autore americano come "Ed Wood" di Tim Burton (l’autore di Edward mani di forbice e Batman) e "Dead man" di Jim Jarmusch. A Cannes ’95 ha vinto infine la poesia e la guerra di Kusturica che con un film di forte impronta estetica "Underground" porta alla ribalta la favola di uno stupendo paese che non c’è più. Quel paese con gente allegra e folle, sentimentale e brutale, amante dei piaceri dell’amore e della tavola, esuberante e ospitale, tollerante come erano tolleranti le popolazioni della Iugoslavia. Forte la metafora sostenuta da Kusturica con un cinema potente e immaginifico, degli jugoslavi tenuti sotto terra da Tito, accecati dalla propaganda, tenuti allo scuro di tutto.

Poi gli altri premi, come quello a Theo Anghelopulos, ancora nella direzione di lanciare un film dai contenuti forti.[Gianni Furlanetto]


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