Intervista con

Valentina Emeri

protagonista del film

«L'est» (di Giulio Base)


Venezia Lido, settembre 1993

D. Come ti sei trovata in questo personaggio; questa ricerca di qualcosa di alternativo e quindi di una vita diversa è anche un po' un tuo bisogno? R. Lo è sicuramente. L'anno in cui abbiamo fatto questo film, cioé l'anno scorso, sono stata tre mesi a Mosca a lavorare con Vasiliev, e lì ho fatto appunto questa esperienza di vivere senza niente, senza nessun oggetto del consumismo. Non sappiamo pi— nemmeno cosa vuol dire vivere senza consumismo, ormai è tutto consumismo: andare in un bar dove si possono vedere centomila cose che si possono mangiare e bere... quello pure Š consumismo; andare per strada, trovare i negozi... serve una cosa la trovi e la prendi... Vivere invece in un posto dove non esiste niente e ricominciare a rivivere con poco. Non c'è lo zucchero, non si bevono le cose con lo zucchero... dopo una settimana ti accorgi che anche dello zucchero si pu• fare benissimo a meno... e rinasce tutto quello che sta dentro di noi! D. L'attenzione che si sposta... R. Sì... e il cambiamento avviene nel giro di una settimana da quando sei là. Ci si accorge che praticamente l'attenzione rientra dentro alla persona, all'essere umano, all'anima. E proprio quest'ultima parola che forse in Italia non si usa pi— se non in ambienti cattolici è stata un po' la mia scoperta... Esiste un'anima non cattolica, esiste l'anima del sentire, che non deve essere sempre legata ad una religione... Per queste ragioni l'esperienza in Russia Š stata molto forte e il bello Š stato che subito dopo Giulio mi ha proposto questo film dove praticamente ci occupavamo di questa cosa. Era un viaggio proprio alla ricerca di questa essenzialit… della vita e il bello del mio personaggio Š che si vede proprio tutto questo percorso: da una persona abituata a tutto - ricca, intellettuale, laureata in filosofia ecc. - alla scelta essenziale dell'Est. La protagonista che subisce uno shock perch‚ abbandonata dal suo uomo il giorno delle nozze, vuole partire lo stesso da sola. Quasi spinta da qualcosa di misteri oso, vuole fare lo stesso il percorso di conoscenza; lo fa e praticamente rimette in dubbio e in crisi tutto quello che aveva pensato fino ad allora. D. Quindi una vera e propria metafora... un viaggio... R. Alla ricerca di se stessi perchè poi alla fine lei decide di rimanere là. Mentre l'autista alla fine dice voglio la discoteca ecc. io alla fine dico no, io voglio capire meglio! Adesso l'ho visto cos, ma io voglio capire meglio, voglio approfondire, voglio stare qua per trovare veramente... D. L'est per te è comunque anche sinonimo di sinistra politica? R. Io non l'ho sentito come sinistra politica; ho apprezzato molto andando in Russia e anche durante il viaggio nell'Est, vedere che in un altro sistema politico alla persone persone Š stato permesso di non vendersi l'anima... E' stato insomma una rivelazione di andare là e trovare delle persone che hanno un'anima pura... D. Le cose stanno però rapidamene cambiando anche all'est... R. Forse adesso quella purezza è stata già distrutta... nel corso di questi anni c'è una devastazione in corso tremenda, non solamente sociale, ma dell'uomo che sta perdendosi nel giro di pochissimo tempo... Sicuramente quel sistema l fino ad ora ha comunque permesso all'uomo di essere uomo, di rimanere uomo, di avere una dignit… umana che noi, qua, secondo me, non abbiamo avuto pi— il diritto di avere da tempo. D. Nel passare dal teatro al cinema quali sono state le difficoltà maggiori che hai incontrato? R. Il lavoro è completamente diverso. Il cinema è un lavoro di concentrazione breve ed improvvisa nel senso che uno può aspettare due o tre ore senza fare niente e poi deve fare la scena concentrata e perfetta. Il teatro Š completamente diverso: c'Š il rapporto con il pubblico, c'è il calore... Poi ogni sera uno fa un personaggio nuovo mentre al cinema quello che fai Š un lavoro frammentario per cui Š pi— complicato riuscire a costruire pian piano tutto quanto. Uno deve avere un arco di concentrazione in qualche modo pi— largo per poi poter essere pi— concentrato in pochissimo tempo. D. E tu cosa preferisci? R. Io amo molto il teatro però anche il cinema ha per me un fascino particolare. Nel cinema, per dire, anche l'attore può vedersi mentre in teatro ciò non avviene mai: al cinema l'attore riscontra il lavoro che ha fatto, lo rivede, capisce gli errori e pu• studiarci sopra. D. Hai intenzione di fare altri film? R. Mi piacerebbe. Io continuerò a far teatro perché è il mio lavoro... vorrei molto fare altri film.

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