Intervista con

Maurizo Zaccaro

regista del film

«La valle di pietra»

Venezia Lido, settembre 1992

D. Nel film c'è dietro la tua percezione della realtà, o forse, come sembra, è il racconto è permeato di un anelito ad una vita diversa e forse ormai perduta?
R. Nel film c'è un invito ad osservare le cose un po' più in profondità, un po' più con una lente d'ingrandimento rispetto a quello che facciamo noi oggi. Diciamo che è un richiamo ad andare a scavare anche nelle minime cose e questa è la lezione di Skipfer (?) come scrittore e l'adattamento nella sua realizzazione cinematografica porta a vedere come si può fare.
D. I bambini che ruolo hanno?
R. I bambini erano, nell'idea iniziale di stipfer, i destinatari della storia, poi dopo sono diventati i protagonisti e sono un po' il nucleo fondamentale della metafora?
D. Quante modifiche sono state apportate rispetto al romanzo originale di SKipfer?
R. Poco perché è molto fedele al libro?
D. Anche il modo di raccontare e quindi il flash-back fa parte del libro?
R. Certo, anzi è stato un po' snellito perché il flash-back del parroco nel libro è un terzo di tutto il racconto. Quindi si trattava di snellire un attimo, nell'adattamento cinematografico, una parte del libro che è molto consistente.
D. Quale è il tuo rapporto con Ermanno Olmi?
R. É un'amicizia abbastanza profonda...
D. E in questo tuo film che ruolo ha avuto, visto che il clima del film richiama un po' la produzione tipica di Olmi? Il soggetto te lo ha suggeerito lui?
R. Sì, è appunto un soggetto che nasce da una sua idea; la sceneggiatura è stata scritta insieme dopodiché non si è più visto e ci troviamo qui con il prodotto finito.
D. Al momento della realizzazione del film, quindi alla ripresa delle scene, c'è stato un contatto?
R. Sì, certamente, anche perché non è stato semplice costruire... tutto quello che avete visto è stato tutto ricostruito su tutte scenografie... e lì ci voleva l'occhio di qualcuno un po' più esperto insomma.
D. Riguardo al tuo passato di direttore della fotografia, che cosa ti ha spinto alla ricerca di questi luoghi e che cosa ha provato - so che alcune scene sono state girate nell'appennino tosco-emiliano - e che studi ha fatto per la fotografia?
R. La fotografia deve essere funzionale a tutto quello che viene fatto vedere senza eccedere, senza ridondare sulle luci e sui colori... è una fotografia molto semplice, molto veloce da realizzarsi, però è anche molto pulita.[Gianni Furlanetto]

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