LA 52a MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA

Sabato 9 settembre si è conclusa la 52a Mostra del Cinema di Venezia. Dopo undici giorni di ininterrotte proiezioni, nel corso di una cerimonia contenuta, composta, l’annunzio dei premi. A movimentare la serata c’è stata l’incursione di Greenpeace: un applauso lungo, scandito da un crescente, progressivo fragore, è giunto da platea che si è alzata in piedi per condividere la protesta degli ambientalisti contro Chirac e i test nucleari a Mururoa. Una serata di gala, con ospiti illustri e con la chiusura ufficiale del sottosegretario del governo Mario D’Addio, ma senza sfarzi e nefandezze, senza le grandi star d’Oltreoceano, oramai partite per altri lidi, in tono con l’impegno di solidarietà rivolto a Sarajevo (agli invitati è stata consegnata una busta per un libero contributo a favore della ex-Iugoslavia). Eh sì, la Mostra del Cinema, ancora una volta, si è rivelata un punto ideale di incontro, in cui insieme al grande cinema sono saliti alla ribalta momenti importanti della cultura mondiale. Tra i diciassette film in concorso la giuria ha assegnato il Leone d’Oro (quest’anno senza possibilità di ex-aequo) al film "Xìch lô" del vietnamita Ahan Hung Tran, di cui già avevamo avuto modo di apprezzare "Il profumo della papaya verde". In due ore il film narra la vicenda di un ragazzo diciottenne che ai giorni nostri lavora come "cyclo", portando cioè in giro le persone su una carrozzella trainata da una bicicletta. Ricordando le parole del padre, anch’egli cyclo e morto un anno prima in un incidente, il giovane si sforza di migliorare la propria condizione. Spinto dalle crescenti difficoltà in breve si trova però invischiato nel mondo del crimine fino a quando vorrà entrare nella banda del "Poeta". E il "Poeta", guarda caso, ha già un legame con "Cyclo": fa prostituire sua sorella maggiore. L’innocenza allora diviene la posta in gioco tra Cyclo, il Poeta e la sorella". Immagini povere di un paese, il Vietnam, che conta un prodotto interno lordo per abitante di appena 180 dollari annui contro, ad esempio, i 15.500 della Francia o i 13.700 dell’Italia. Immagini che, non dimentichiamolo, nello splendore di cui fa sfoggio la laguna veneziana, attirano l’attenzione del mondo, possono anche far pensare, in ogni caso ci fanno partecipi e più coscienti della realtà culturale mondiale. Per il Gran Premio Speciale, la giuria è ricorsa all’ex-aequo premiando due film che si pongono decisamente in modo diverso nei confronti della realtà: l’uno reinventandola, l’altro interpretandola: "A Comedia de Deus" del portoghese Joâo César Monteiro, e "L’uomo delle stelle" di Giuseppe Tornatore. Le Coppe Volpi per i migliori attori protagonisti vanno rispettivamente al duo Sandrine Bonnaire e Isabelle Huppert per "La cérémonie" di Claude Chabrol e a Goetz George interprete del film tedesco Der Totmacher (l’assassino) di Romuald Karmakar. Ex-aequo per la Coppa Volpi dedicata all’interprete non protagonista che è stata divisa tra Ian Hart di Nothing Personal di Thaddeus O’Sullivan e Isabella Ferrari per "Romanzo di un giovane povero" di Ettore Scola. Le Oselle d’Oro sono state assegnate a "In the Bleak Midwinter" di Kenneth Branagh (Gli amici di Peter, Molto rumore per nulla e Frankenstein di Mary Shelley) "per il notevole lavoro d’insieme di regista ed interpreti"; a Maborosi no hikari (La luce delle illusioni) di Hirokazu Koreeda "per la qualità della fotografia"; a Det, yani dokhtar (Det vuol dire ragazza) Abdolfazl Jalili per il suo acuto sguardo sull’odierna realtà iraniana. La Medaglia d’Oro della Presidenza del Senato della Repubblica Italiana, infine, a "Pasolini: un delitto italiano" di Marco Tullio Giordana.[Gianni Furlanetto]


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