SCHEDE FILM

IL CINEMA RITROVATO

Le Laudi - martedì 13 febbraio 1996

Il settimo sigillo

Titolo originale

Det sjunde inseglet

Regia

Ingmar Bergman

Nazionalità

Svezia

Anno

1956

Durata (in minuti)

101

Interpreti

Bertil Anderberg (Raval)

Bibi Andersson (Mia)

Benkt Ake Benktsson (Il mercante)

Gunnar Bjornstrand (Jons)

Gudrun Brost (Donna della taverna)

Anders Ek (Il monaco)

Bengt Ekerot (La morte)

Ake Fridell (Plog)

Inga Gill (Lisa)

Maud Hansson (La strega)

Ulf Johansson (Il capo dei soldati)

Inga Landgré (Moglie di Block)

Lars Lind (Giovane frate)

Gunnel Lindholm (Donna muta)

Gunnar Olsson (Il pittore)

Nils Poppe (Jof)

Erik Strandmark (Skat)

Max Von Sydow (Antonius Block)

Soggetto

Ingmar Bergman

Sceneggiatura

Ingmar Bergman

Fotografia

Gunnar Fischer

Musica

Erik Nordgren

Montaggio

Lennart Wallen

Produzione

Svensk Filmindustri

Distribuzione

Globe

La trama

Antonius Block, nobile cavaliere svedese, che recatosi come crociato in Terrasanta, vi ha passato dieci anni della sua vita, ritorna ora nel suo paese. Sbarcato sulla spiaggia svedese, trova ad attenderlo la Morte, che ha scelto questo momento per portarselo via; ma Antonius, che durante gli anni vissuti in Terrasanta, tra battaglie cruente e lotte intime, ha sentito vacillare la propria fede, non vorrebbe morire prima di aver superato la crisi spirituale che lo travaglia. Egli propone quindi alla Morte di giocare con lui una partita a scacchi: sarà pronto a seguirla nel momento in cui dovrà dichiararsi vinto. S'inizia la partita e tra una mossa e l'altra il cavaliere continua il viaggio verso il suo castello. Inoltrandosi nel paese, Antonius si rende conto delle desolate condizioni in cui si trova la Svezia: infuria infatti una terribile pestilenza che distrugge interi villaggi. Gli uomini in preda alla disperazione, incerti della vita, timorosi del futuro, si abbandonano alle

violente pratiche dei flaggellanti o cercano di spremere dall'attimo fuggente la maggior dose di piacere inebriante. In mezzo a queste diverse esaltazioni, Antonius scopre una piccola famiglia di attori girovaghi, composta di padre, madre ed un bimbo: questi esseri, sorretti da un sincero sentimento di reciproco affetto, sembrano estranei alla tragedia che coinvolge tutti gli altri. Prosegue intanto la partita a scacchi, e Antonius Block, incalzato dalla Morte, giocatrice implacabile, e dagli eventi, finisce per perderla. Ma fa in tempo ad allontanare da sé, e quindi dalla Morte, l'innocente famiglia degli attori e a rivederela sua donna, che lo ha atteso fedelmente nel castello. Antonius, che si è reso conto degli errori e dei peccati commessi e se n'è pentito, si abbandona fiducioso alla misericordia divina.

Sergio Trasatti su "Il settimo sigillo"

L'idea venne a Bergman contemplando gli affreschi delle chiese medievali: menestrelli ambulanti, appestati, flagellanti, streghe sul rogo, crociati e poi la Morte che gioca a scacchi. Il soggetto deriva peraltro da un atto unico scritto da lui stesso nel 1954 per un saggio di recitazione degli allievi dell'Accademia Drammatica di Milano. Era una breve rappresentazione scenica di una cinquantina di minuti, intitolata "Pittura su legno". Un paio d'anni dopo Bergman, mentre ascoltava il disco dei Carmina Burana di Orff, ebbe l'idea di trasformare "Pittura su legno" in un film. Ma il produttore non ne volle sapere. Poco dopo "Sorrisi di una notte d'estate" veniva presentato a Cannes e gratificato da un grande successo. Forte del risultato ottenuto, Bergman ripropose il soggetto del "Settimo sigillo". La risposta fu positiva, a patto che la realizzazione non durasse più di trenta giorni. Così fu. "À un film disuguale cui tengo molto - dice Bergman - perché venne girato con mezzi poverissimi, facendo appello alla vitalità e all'amore. Un'esperienza cinematografica di grande suggestione. Per descrivere l'emozione visiva si è citato Dürer, si sono evocate le sacre rappresentazioni medievali. Esemplare è, tra le altre, la scena in cui i saltimbanchi offrono al cavaliere le fragole e il latte. Bergman gioca magistralmente con la luce. Il bianco e il nero della scacchiera sulla quale il Cavaliere e la Morte giocano la partita definitiva della vita si ripropone in uno smagliante contrasto di ombre e luci nelle potenti sequenze destinate a illustrare simbolicamente i sigilli apocalittici: la peste, la violenza, la carestia, la fame, il potere. Viene rappresentato un nordico secolo XIV attraverso l'evocazione di pitture e sculture, religiose e profane. Il gioco intellettuale dell'allegoria, dei richiami simbolici, del dubbio esistenziale si sposa armoniosamente - come di rado accade nella storia del cinema - con una raffinata poesia delle immagini.

"Il settimo sigillo" è l'ultimo di quelli che, secondo l' Apocalisse di San Giovanni, impediscono la lettura del libro tenuto in mano da Dio. Solo l'Agnello - e cioè, secondo un sinonimo aramaico, il Servo, cioè il Cristo - può procedere a questa rivelazione, a dissigillare il libro. Le scene corrispondenti a ogni apertura di sigillo non costituiscono tanto una rivelazione parziale del contenuto del libro, quanto il simbolo dei problemi fondamentali che caratterizzano la condizione umana e costringono l'uomo a interrogarsi sul senso della sua presenza nel mondo.

[da Ingmar Bergman di Sergio Trasatti "il castoro cinema" Editrice Il Castoro]

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