SCHEDE FILM

I MAESTRI DEL CINEMA

Sala Esse - giovedì 15 febbraio 1996

L'avventura

Regia

Michelangelo Antonioni

Nazionalità

Italia

Anno

1959

Durata (in minuti)

148

Interpreti

James Addams

Dominique Blanchard (Giulia)

Enrico Bologna

Franco Cimino

Dorothy De Poliolo

Gabriele Ferzetti (Sandro)

Lelio Luttazzi

Lea Massari (Anna)

Giovanni Petrucci

Renzo Ricci (Padre di Anna)

Esmeralda Ruspoli

Monica Vitti (Caudia)

Soggetto

Michelangelo Antonioni

Sceneggiatura

Michelangelo Antonioni

Elio Bartolini

Tonino Guerra

Fotografia

Aldo Scavarda

Musica

Giovanni Fusco

Coproduzione

Cino Del Duca Produzioni Cinematografiche Europeeroma - Soc. Cinematographique Lyre, Parigi

Distribuzione

Del Duca

La trama

Anna, figlia di un ambasciatore a riposo, e fidanzata a Sandro, giovane architetto, viene invitata con Claudia, una sua amica, a una gita sullo yacht di un ricco costruttore. La crociera si svolge nella zona delle isole Eolie, nell'incanto di superbe vedute marine, delle quali però nessuno dei partecipanti sembra accorgersi. Ad un certo punto i gitanti sbarcano su un piccolo scoglio; tra Anna e Sandro ha luogo un'accanita discussione. All'improvviso minaccia un temporale e tutti si affrettano verso la nave; ma al momento di imbarcarsi s'avvedono che Anna è sparita.Lo yacht deve ripartire per evitare la tempesta, ma Sandro e Claudia rimangono sullo scoglio per cercarla. Come sfuma la speranza di trovarla, i due sentono che nei loro cuori c'è un sentimento nuovo che li unisce, e si rendono conto che la ricerca di Anna era in realtà soltanto un pretesto. Essi raggiungono Taormina, dove ritrovano nel corso di una riunione mondana i loro compagni di crociera: nessuno chiede notizie di Anna, tutti si rendono conto delle nuove relazioni stabilitesi tra Sandro e Claudia. Ma la notte stessa Sandro dà prova della sua leggerezza ed incostanza, abbandonandosi ad un'avventura occasionale. Claudia dopo il primo momento di ribellione si rassegna a perdonarlo.

Parola di... Michelangelo Antonioni

"L'avventura" può sembrare un film pesante, noioso, ma se il pubblico arriva ad andare oltre questa apparenza di noia, se acconsente a lasciarsi "prendere", esso potrà allora cogliere il movimento sentimentale e psicologico dei personaggi. Questo implica che si consideri il cinema con un atteggiamento molto serio, grave, e non come un divertimento. Io dò sempre molta importanza ai personaggi femminili, poiché credo di conoscere meglio le donne che non gli uomini. Penso che attraverso la psicologia delle donne si possa meglio filtrare la realtà. Esse sono più istintive, più sincere. Ma anche se la donna svolge nella storia un ruolo più importante, è l'uomo che determina sempre il senso del film. Ne "L'avventura" l'architetto esprime la fragilità dei sentimenti nella nostra epoca, e si può constatarlo attraverso quella malattia di cui resterà vittima, cioè l'erotismo. Ho la sensazione di aver messo il dito su un problema fondamentale che, senza venir affatto risolto, esprime la difficoltà di trovare nuove dimensioni alla nostra vita.

Georges Sadoul ha fatto una piccola scoperta, che poi coincideva - quando me lo disse - con le intenzioni con le quali ho girato l'ultima inquadratura del film. Si vede da una parte l'Etna bianca di neve e dall'altra un muro. Il muro corrisponde all'uomo e l'Etna corrisponde un po' alla posizione della donna. Quindi il fotogramma è esattamente diviso in due; la metà del muro corrisponde alla parte pessimistica mentre l'altra metà a quella ottimistica.

Il rapporto tra i due non so se sarà duraturo o no, ma è già un risultato che queste due persone non si separino.

Ci sono dei film gradevoli e dei film amari, dei film leggeri e dei film dolorosi. "L'avventura" è un film amaro, spesso doloroso. Il dolore dei sentimenti che finiscono e dei quali si intravede la fine nel momento stesso in cui nascono. Tutto questo raccontato con un linguaggio che ho cercato di mantenere spoglio di effetti. Dicono che il film sia "articolato su un ritmo disteso, in rapporti di spazi e tempo aderenti alla realtà". Non sono parole mie. Parole per dire queste cose, ne ho pochissime a disposizione. Faccio un esempio. Tutti si chiedono, vedendo il film: dov'è finita Anna? C'era una scena in sceneggiatura, poi tagliata non ricordo perché, in cui Claudia, l'amica di Anna, è con gli amici sull'isola. Stanno facendo tutte le congetture possibili sulla scomparsa della ragazza. Ma non ci sono risposte. Dopo un silenzio uno dice: "Forse è soltanto annegata". Claudia si volta di scatto: "Soltanto?". Tutti si guardano sgomenti. Ecco, questo sgomento è la connotazione del film.

[da L'avventurosa storia del cinema italiano di G.Fofi e F. Faldini Edizioni Feltrinelli]

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