Titolo originale
Hiroshima mon amour
Regia
Alain Resnais
Nazionalità
Francia
Anno
1959
Durata (in minuti)
91
Interpreti
Pierre Barbaud (Il padre)
Stella Dassas (La madre)
Bernard Fresson (Il tedesco)
Eiji Okada (Lui)
Emmanuelle Riva (Lei)
Soggetto
Marguerite Duras
Fotografia
Takahashi Michio
Sacha Vierny
Musica
Georges Delerue
Giovanni Fusco
Montaggio
Henri Colpi
Produzione
Argos Film - Como Film - Daiei Motion Picture - Pathé Overseas
Distribuzione
Globe
La trama
Una francese ed un giapponese s'incontrano a Hiroshima, dove la prima si è recata per recitare una parte in un film di propaganda pacifista, mentre l'altro vi ha il suo domicilio e vi esercita la professione di architetto. Nessuno dei due ha una conoscenza esatta dei terribili casi successi a Hiroshima al tempo della distruzione della città: non hanno "visto". Ma l'architetto giapponese porta la storia di Hiroshima impressa indelebilmente nel suo spirito col ricordo della sua famiglia distrutta, così come la donna porta entro di sé il ricordo del soldato tedesco, che, diciottenne, ella ha amato a Nevers, l'uomo la cui uccisione la trascinò alle soglie della follia. Ora sono entrambi, lo confessano, felicemente sposati. La donna ha cercato di seppellire il passato quando le sono nati i figli; l'altro tenta di superarlo lavorando alla riedificazione della città. Non hanno che poche ore innanzi a sé, poiché la donna deve ripartire per la Francia; poche ore per sfuggirsi e ricercarsi per le vie, per le piazze, nei caffè, nelle sale di attesa. Tuttavia devono lasciarsi: anche sul loro amore cadrà l'oblio.
Parola di... Alain Resnais
Il film si è costruito senza che ci fosse da parte mia e della Duras l'intenzione di proporre un messaggio preciso. Ripeto quello che ho detto per gli altri film. C'era un tormento da parte mia di fronte alla violenza, ma come ciò s'incarni in un film di finzione non è molto chiaro. Ciò che non ho voluto fare è un film di finzione che avesse l'aria di negare certe contraddizioni dell'uomo. Era come se dicessimo: osserviamolo così com'è, con le sue contraddizioni attualmente, con l'idea che, se ne parliamo, forse può arrivare a risolvere le stesse più tardi.
(A proposito della prima inquadratura del film mettere in rapporto immagini di corpi bruciati alla bomba con dei corpi di amanti) in effetti, è scandaloso. Ma è venuto così: il proposito era l'associazione d'idee. La pelle che dà il massimo piacere e il massimo del dolore. É vero che sia nell'amore che nella tortura o nella sofferenza, è il corpo che reagisce; è il corpo l'elemento comune fra queste due situazioni, ed è tremendo riflettere su ciò. Forse volevamo far riflettere come l'uomo può essere irrazionale al punto di non riservare il proprio corpo al piacere e come può infliggere la tortura al corpo degli altri. Ciò continua a stupirmi!
(Per quanto riguarda la musica con il "tema dei corpi" affiancata al movimento di rapidi carrelli sulle strade di Hiroshima), la spiegazione può apparire pretenziosa: quelle immagini erano una maniera per far sentire allo spettatore quel genere di sensazioni che si provano quando si fa all'amore, che consistono nel galleggiare, nel perdere una nozione di attrazione terrestre. Si vola, se si vuole parlare in modo banale. Nel momento in cui si interpongono dei pensieri che viaggiano nella testa dell'eroina si vedono anche quelli che riguardano il luogo in cui si trova, ma non visti come da qualcuno che cammina per la città. D'altra parte la posizione della macchina da presa era al di sopra della testa di un uomo, a due tre metri, è come se planasse nelle vie di Hiroshima. Tutto ciò si mescola nella sua testa, come in una specie di monologo interiore. Non è molto razionale, evidenemente. Questa era l'intenzione, non so se si stenta molto. C'è una successione di immagin senza spiegazioni; c'è una volontà di creare un racconto realistico.