Regia
Federico Fellini
Nazionalità
Italia/Francia
Anno
1960
Durata (in minuti)
185
Interpreti
Anouk Aimee (Maddalena)
Lex Barker (Robert)
Adriano Celentano (Cantante Rock)
Valeria Ciangottini (Paola)
Alain Cuny (Steiner)
Anita Ekberg (Sylvia)
Yvonne Furneaux (Emma)
Lilly Granado (Lucy)
Nadia Gray (Nadia)
Reneé Longarini (Signora Steiner)
Marcello Mastroianni (Marcello Rubini)
Gianfranco Mingozzi (Il pretino)
Annibale Ninchi (Papà di Marcello)
Magali Noel (Fanny)
Polidor (Il clown)
Walter Santesso (Paparazzo)
Jacques Sernas (Il divo)
Soggetto
Federico Fellini
Ennio Flaiano
Tullio Pinelli
Sceneggiatura
Federico Fellini
Ennio Flaiano
Tullio Pinelli
Fotografia
Otello Martelli
Musica
Nino Rota
Montaggio
Leo Catozzo
Produzione
Riama Cinematografica, Roma
Pathé Consortium Cinema, Parigi
Distribuzione
Cineriz
Costumi
Piero Gherardi
Parola di... Federico Fellini
Un appiglio con la realtà non si può dire che non ci fosse. "La dolce vita" definì un epoca: nomi, cognomi, indirizzi, odori, profumi e tendenze... Sì, ma quale realtà? Certamente il film è nato da una serie di sensazioni che vivevo... la moda a sacco per esempio... la prima cosa che mi viene in mente è la moda a sacco delle donne. Tutte avevano i vestiti a sacco... Oppure le code lunghe e metalliche delle macchine americane, così scintillanti.... E le fotografie... Ecco, "La dolce vita" è nata sfogliando le pagine dei rotocalchi... I pugni di Via Veneto, quando sembrava che Roma avesse sostituito New York... E anche l'idea dell'aristocrazia nera, dei nobili. Per un provinciale come me, sempre pronto al sarcasmo... Il titolo non aveva niente di moralistico, di scandalistico, non c'erano intenzioni... "La dolce vita" voleva dire solo quello che dice letteralmente, la dolcezza di vivere era un titolo suggerito dall'innamoramento di un giovane provinciale per un ritmo di vita trasognato, adolescenziale. L'equivoco nacque dai comunisti... Presero il film sotto la loro protezione... Mezz'ora dopo l'uscita del film, mi chiamano in un cinema. C'erano Argan, Trombadori, che so, c'erano tutti, e dovevano darmi il Chaplin d'oro, una statuetta. Ricevere un premio fa piacere, anche se mi stupivo di tanta fretta. Vado al microfono per ringraziare e l'organizzatore mi chiede se la Roma che rappresento nella "Dolce vita" è no una fotografia dell'Italia. "No", rispondo, "l'Italia non c'entra, è proprio Roma". "Ma Fellini", fa quello un po' imbarazzato, "Roma è una scusa, in mente avevi la situazione politica, volevi sferzare i costumi". "Manco per sogno", insisto, "è un film su Roma come avrei potuto farne uno su New York, Londra, Bagdad". Ci rimasero male.