SCHEDE FILM

IL CINEMA RITROVATO

Le Laudi - martedì 27 febbraio 1996

Otto e mezzo

Regia

Federico Fellini

Nazionalità

Italia-Francia

Anno

1963

Durata (in minuti)

140

Interpreti

Anouk Aimee (Luisa)

Guido Alberti (Produttore Pace)

Jacqueline Bonbon (Soubrette Yvonne)

Caterina Boratto (Signora delle terme)

Claudia Cardinale (Claudia)

Mario Conocchia (Direttore di produzione)

Jan Dallas (Maurice)

Rossella Falk (Rossella)

Edra Gale (La saraghina)

Annie Gorassini (Amica di Pace)

Madeleine Lebeau (Attrice francese)

Tito Masini (Il cardinale)

Marcello Mastroianni (Giulio Anselmi)

Cesarino Miceli Picardi (Ispettore di produz.)

Sandra Milo (Carla)

Annibale Ninchi (Il padre di Guido)

Mario Pisu (Mezzabotta)

Giuditta Rissone (Madre di Guido)

Jean Rougeul (L'intellettuale)

Barbara Steele (Gloria)

Soggetto

Federico Fellini

Ennio Flaiano

Tullio Pinelli

Brunello Rondi

Sceneggiatura

Federico Fellini

Ennio Flajano

Tullio Pinelli

Brunello Rondi

Fotografia

Gianni di Venanzo

Musica

Nino Rota

Montaggio

Leo Catozzo

Produzione

Federico Fellini e Angelo Rizzoli per la Cineriz (Roma)/Grancinex (Parigi)

Distribuzione

Cineriz

Parola di... Federico Fellini

É un po' difficile per me stabilire il limite di "Otto e mezzo", cioè dove comincia e finisce il fatto personale e dove invece comincia il ritratto di un tipo, la descrizione della mia immagine in quanto diventa tipo. É una distinzione che non mi interessa fare, che non voglio fare e che non vedo nemmeno l'utilità di fare. All'accusa di autobiografismo io non so che cosa rispondere. So solo che il mio proposito era di parlare della vita di un regista che si trova in pasticci di carattere spirituale, in una specie di confusione. Di chi dovevo parlare? É evidente che affrontando un tema come questo, cioè la confessione più sincera, più abbandonata, io ritenessi che più il film è autobiografico più diventa oggettivo; quindi questa accusa non sono riuscito nemmeno ad afferrarla bene nel suo significato, se cioè tenda a diminuire o a precisare il limite dell'opera; non sono riuscito ad afferrare in che senso era detta, dato che il film era proprio questo: una confessione sincera, anzi sincerissima, anzi sincerissima - per me naturalmente - pur se con quel tanto di artificio, con quel tanto di trucco nobilissimo che un uomo che si mette di fronte agli altri per raccontare una cosa deve mettere in opera per poter comunicare.

[da L'avventurosa storia del cinema italiano di G.Fofi e F. Faldini Edizioni Feltrinelli]

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