SCHEDE FILM

I MAESTRI DEL CINEMA

Sala Esse - giovedì 29 febbraio 1996

Rocco e i suoi fratelli

Regia

Luchino Visconti

Nazionalità

Italia

Anno

1960

Durata (in minuti)

180

Interpreti

Adriana Asti (Ragazze in lavanderia)

Claudia Cardinale (Ginetta)

Max Cartier (Ciro P.)

Suzy Delair (Luisa)

Alain Delon (Rocco)

Spiros Focas (Vincenzo P.)

Annie Girardot (Nadia)

Roger Hanin (Morini)

Claudia Mori (Ragazze in lavanderia)

Corrado Pani (Ivo)

Katina Panixou (Rosaria P.)

Renato Salvatori (Simone P.)

Paolo Stoppa (Cecchi)

Rocco Vidolazi (Luca P.)

Soggetto

Suso Cecchi D'Amico

Vasco Pratolini

Luchino Visconti

"Il ponte della Ghisolfa" di Giovanni Testori

Sceneggiatura

Suso Cecchi D'Amico

Pqsquale Festa Campanile

Massimo Franciosa

Enrico Medioli

Luchino Visconti

Fotografia

Giuseppe Rotunno

Musica

Nino Rota

Montaggio

Mario Serandrei

Produzione

Goffredo Lombardo per la Titanus, Roma/Les Film Marceau, Paris

Distribuzione

Titanus

Costumi

Piero Tosi

La trama

Una povera vedova, Rosaria, lascia con quattro figlioli il paese della Lucania in cui è nata, per trasferirsi a Milano, dove è stabilito il figlio maggiore, Vincenzo. Questi non può fare molto per la famiglia, ma riesce ad introdurre i fratelli nel mondo del pugilato. Simone, il più ambizioso, si dedica con fervore alla nuova professione, ma dopo un promettente inizio, finisce per entrare nei peggiori ambienti. Rocco lavora intanto in una lavanderia, Vincenzo ha un impiego provvisorio, Ciro diventa un operaio specializzato, e Luca, il più piccolo, si industria per guadagnare anche lui qualche soldo. Simone ha una relazione con Nadia, una ragazza di strada, che dopo qualche tempo finisce in prigione. Rocco la ritrova nella piccola città di provincia dove presta servizio militare: tra i due germoglia un sincero affetto, e, tornati entrambi a Milano, fanno progetti di matrimonio. Ma anche Simone ama la ragazza, e avendola sorpresa col fratello, le usa violenza e picchia selvaggiamente Rocco. Questi tronca la relazione con Nadia e si dedica tutto al pugilato. I debiti e gli imbrogli di Simone portano la famiglia sull'orlo del fallimento. Rocco, per salvare la famiglia, accetta un contratto propostogli da un impresario. Simone, giunto all'estremo dell'abiezione, uccide Nadia. La famiglia non può più difenderlo. Simone è arrestato, mentre Rocco conquista allori sul ring.

Parola di... Luchino Visconti

In ogni cosa che facciamo c'è sempre un grano di qualche altra che l'ha preceduta e le suggestioni possono arrivarci, senza che ce ne accorgiamo, da mille direzioni e da grandi lontananze. Per Rocco, una storia a cui pensavo già da molto tempo, l'influenza maggiore l'ho forse subita da Giovanni Verga: I Malavoglia, infatti, mi ossessionano sin dalla prima lettura. E, a pensarci bene, il nucleo principale di Rocco è lo stesso del romanzo verghiano. Così il film si imparenta a La terra trema, che è la mia interpretazione de I Malavoglia di cui costituisce quasi il secondo episodio. In queste mie necessità si sono poi inseriti altri motivi: alcuni che risalgono alla Bibbia e a Giuseppe e i suoi fratelli di Mann, altri che s'identificano nella mia ammirazione per lo scrittore Giovanni Testori e il suo caratteristico mondo, e infine, a un personaggio dostojevskiano che, per più aspetti, rassomiglia interiormente al Rocco del mio film: il Myskin dell'Idiota, il rappresentante più illustre della bontà fine a se stessa. Nella particolarità del tutto fantastica dei miei personaggi e della vicenda, io credo di aver posto un problema morale e ideale che è tipico del momento storico in cui viviamo e che è tipico dello stato d'animo aperto, da un lato, alla speranza e alla volontà di rinascita dei meridionali, e dall'altro lato, continuamente respinto, per la insufficienza dei rimedi, verso la disperazione o verso soluzioni del tutto parziali come quella dell'inserimento individuale, di ogni singolo meridionale in un modo di vita impostogli dall'esterno. In questo quadro ho collocato la mia vicenda che, come è noto, arriva fino al delitto, centrando un aspetto del carattere meridionale che mi pare di grande importanza: il sentimento, la legge, e il tabù dell'onore. Sono arrivato a conclusioni sociali, e persino politiche avendo percorso durante tutto il mio film soltanto la strada dell'indagine psicologica e della ricostruzione fedele di un dramma umano. Pessimismo il mio? Esasperazione e forzatura polemica di tutti i conflitti? Pessimismo, no. Perché il mio pessimismo è soltanto quello della intelligenza, mai quello della volontà. Esasperazione dei conflitti? Ma questo è il compito dell'arte. L'essenziale è che i conflitti siano reali.

Io credo perciò di aver dato con Rocco non un quadro di parte, ma un quadro sul quale tutti, purché animati di buona volontà, possono convenire: nel condannare ciò che merita condanna e nell'assumere quelle speranze, quelle aspirazioni, cui nessun uomo libero può davvero rifiutarsi.

[da L'avventurosa storia del cinema italiano di G.Fofi e F. Faldini Edizioni Feltrinelli]

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