Speciale Venezia

VENEZIA ANIMAZIONE

Tre interessanti proposte cinematografiche sono approdate quest'anno al Lido di Venezia dall'Inghilterra, dal Giappone e dall'Italia. Non proprio per contrastare il già annunciato successo invernale della nuova produzione Disney, "Il gobbo di Notre Dame", ma almeno per far sentire la propria presenza. Dall'Inghilterra arriva la storia dei già noti personaggi di plastilina Wallace e Gromit che per la regia di Nick Park in "A Close Shave" affrontano con piglio poliziesco e fra esilaranti avventure un caso di tratta di pecore. Due le coppie della storia: Wallace e Gromit, che l'immaginazione del creatore ha fatto migliore amico e compagno di Wallace e, quindi, cane, che di professione sono lavavetri (la metafora del fare pulizia, del far brillare la verità è ben presente), e la coppia speculare formata dal doppio femminile di Wallace, Wendoline Ramsbottom (praticamente Wallace con una parrucca femminile) e il cane cattivo Preston, in realtà un cane robot, che per un errore di programmazione è diventato cattivo e terrorizza la povera Wendoline inducendola alla sua volontà. Nick Park si dimostra maestro nel conferire ai suoi personaggi di plastilina sguardi ed espressioni talmente umani da essere caricaturali.

Dal Giappone proviene invece il cyber manga "Ghost in the Shell" di Mamoru Oshii. Trasposizione cinematografica di uno dei più venduti manga cyberpunk degli ultimi anni. Siamo nel 2029, è naturale per gli abitanti di quest'epoca cyberizzare il proprio corpo, renderlo cioè composto di metalli e fibre, trasformarlo in computer potentissimo, perfetta macchina da guerra atta ad annientare qualsiasi organizzazione terrorista che minacci il governo. Nel momento in cui la persona decide di diventare cyber, i suoi ricordi ed i suoi sentimenti vengono incapsulati in un involucro bio-meccanico, il Ghost in the Shell.

Il caos scoppia quando il Marionettista, intelligenza artificiale che si dichiara essere vivente, si comporta come un virus infiltrandosi nelle reti informatiche e portando scompiglio nella vita degli uomini e delle macchine. Motoko Kusanagi, una cyborg, comincia a porsi seri dubbi sulla propria esistenza e decide di indagare a fondo la sua natura: è essere umano o macchina? Dov'è il confine?

La storia, che ha i tratti tipici del fumetto nipponico, anche se il suo regista è molto attento alla sensibilità ed alla tradizione occidentale, alterna scene d'azione nella migliore tradizione cyberpunk a profonde riflessioni filosofiche sul rapporto uomo-macchina, sulla propria identità.

L'ultima segnalazione riguarda una produzione italiana, "La freccia azzurra" di Enzo D'Alò ispirato ad un racconto di Gianni Rodari. La notte della Befana tutti i bambini aspettano con impazienza i regali che la Befana raccoglie per tutto l'anno. Quest'anno però il perfido Scarafoni, che ha passato l'infanzia a studiare economia, ha deciso di portare regali solo ai bambini che li possono pagare. La Befana ha l'influenza e non sa niente. Francesco, bambino povero, vede nella vetrina del negozio della Befana un treno, la Freccia Azzurra e lo desidera. Quando Scarafoni sbatte Francesco fuori dal negozio i giocattoli della Befana, tutti un po' magici, decidono di regalarsi a Francesco e guidati dal cane di pezza Spicciola, scappano.

Fra avventure a misura di giocattolo (la pozzanghera che diventa un pericoloso gorgo, il tram, il tombino) i giocattoli, non trovando Francesco, si consegnano ad altri bambini. Solo Spicciola continua la sua ricerca e, quando troverà Francesco, sarà diventato cane in carne ed ossa, facendo capire al bambino che un cane vero è il regalo più bello che possa fare la Befana. Bella l'animazione, belli i disegni che si ispirano a quelli di qualche anno fa e la storia animalista in un periodo non ancora sospettabile. [M B]

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