SCHEDE FILM

L'avventura

Titolo originale

L'avventura

Regia

Michelangelo Antonioni

Nazionalità

Italia/Francia

Anno

1960

Interpreti

James Addams

Dominique Blanchard (Giulia)

Enrico Bologna

Franco Cimino

Dorothy De Poliolo

Gabriele Ferzetti (Sandro)

Lelio Luttazzi

Lea Massari (Anna)

Giovanni Petrucci

Renzo Ricci (padre di Anna)

Esmeralda Ruspoli

Monica Vitti (Claudia)

Soggetto

Michelangelo Antonioni

Sceneggiatura

Michelangelo Antonioni

Elio Bartolini

Tonino Guerra

Fotografia

Aldo Scavarda

Musica

Giovanni Fusco

Montaggio

Eraldo Da Roma

Durata (in minuti)

148

CoProduzione

Cino Del Duca

Produzioni Cinematografiche Europee, Roma

Société Cinematographique Lyre, Parigi

Distribuzione

Del Duca

La trama

Anna, figlia di un ambasciatore a riposo, e fidanzata a Sandro, giovane architetto, viene invitata con Claudia, una sua amica, a una gita sullo yacht di un ricco costruttore. La crociera si svolge nella zona delle isole Eolie, nell'incanto di superbe vedute marine, delle quali però nessuno dei partecipanti sembra accorgersi. Ad un certo punto i gitanti sbarcano su un piccolo scoglio; tra Anna e Sandro ha luogo un'accanita discussione. All'improvviso minaccia un temporale e tutti si affrettano verso la nave; ma al momento di imbarcarsi s'avvedono che Anna è sparita. Lo yacht deve ripartire per evitare la tempesta, ma Sandro e Claudia rimangono sullo scoglio per cercarla. Come sfuma la speranza di trovarla, i due sentono che nei loro cuori c'è un sentimento nuovo che li unisce, e si rendono conto che la ricerca di Anna era in realtà soltanto un pretesto. Essi raggiungono Taormina, dove ritrovano nel corso di una riunione mondana i loro compagni di crociera: nessuno chiede notizie di Anna, tutti si rendono conto delle nuove relazioni stabilitesi tra Sandro e Claudia. Ma la notte stessa Sandro dà prova della sua leggerezza ed incostanza, abbandonandosi ad un'avventura occasionale. Claudia dopo il primo momento di ribellione si rassegna a perdonarlo.

Note storiche

Premio speciale della giuria al XIII Festival di Cannes, "L'avventura" inaugura la collaborazione dell'autore con Monica Vitti e, ancora più preziosa, con lo sceneggiatore Tonino Guerra, un poeta triste che, con l'eccezione di "Professione reporter", lo accompagnerà fedelmente in tutti i suoi film.

La critica...

Girato a Roma e in Sicilia (nelle isole Lipari, affrontando notevoli difficoltà logistiche), "L'avventura" ribadisce la presenza di una preparazione tecnica straordinaria che però non prevarica mai la densità del testo.

Da molti considerato "il capolavoro" di Michelangelo Antonioni, il film è stato in realtà sopravvalutato a causa delle novità di forma e contenuto. Molti dei semi in esso gettati fioriranno nelle opere successive.

Linee di lettura

Nel 1959 non si chiamavano ancora yuppies: erano figli di papà, professionisti rampanti, forze nuove in un'intelaiatura già datata. In questo senso il campionario umano scelto da Antonioni per il suo sesto film, primo della cosiddetta "trilogia dell'incomunicabilità" o "trilogia esistenzial-borghese" (definizioni sulle quali potremmo discutere a lungo), è esemplare: la figlia di un ambasciatore, un architetto di successo, un costruttore edile, una borghese annoiata. Forse precorrendo Bunuel, Antonioni individua un "fascino discreto" che è già desolazione umana, perdita di sé, vuoto di sentimenti.

Il nodo cruciale del film è proprio questo: il sentimento svuotato di significati spirituali e ridotto a puro desiderio fisico. Più che di generica incomunicabilità, che avrà modo di emergere nei film successivi, si dovrebbe parlare di disperata ricerca. "L'avventura" ha un finale sospeso, a mezza via tra l'aprirsi agli altri e il chiudersi in sé stessi. Non si può realmente parlare di cupo pessimismo: Antonioni, che aveva ben chiara la direzione nella quale stava andando l'umanità, si dichiarava ancora disposto a mantenere acceso un barlume di speranza.

L'elemento borghese, invece, sembra primario. Un po' perché Antonioni veniva dal proletariato de "il grido", un po' perché fino alla trasferta inglese di "Blow-up" non lo abbandonerà.

Parola di... Michelangelo Antonioni

«Guardando gli uomini e le donne intorno a me, ho constatato l'instabilità e la fragilità dei loro rapporti(...). I personaggi del film sono uomini e donne che, senza essere normali, tentano di condurre la loro vita e i loro amori normalmente. Ma incontrano tali difficoltà che non possono evitare la catastrofe (...).Il mio film non è una denuncia o una predica, è un racconto per immagini, dove io mi auguro sia possibile cogliere il modo in cui oggi si sbagliano i sentimenti. L'erotismo oggi imperante è un sintomo della malattia dei sentimenti. Non si sarebbe erotici, cioè ammalati di Eros, se Eros fosse sano, cioè giusto, adeguato alla natura e alla condizione dell'uomo. La catastrofe de "L'avventura" è una spinta erotica di questo genere: infelice, meschina, inutile. Non è l'anarchia sentimentale la conclusione cui giungono i miei personaggi: se mai giungono a una forma di pietà reciproca: Che altro ci resta da fare se non riusciamo ad essere altro?»

Da non dimenticare

Lo straordinario uso che Antonioni fa del paesaggio insulare siciliano: senza ombra di folklore, le isole Lipari si trasformano in uno scenario misterioso e frammentato che favorisce, in qualche modo accentua, il senso di perdita di sé cui giungono i protagonisti.

[Francesco Mininni]

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