SCHEDE FILM

Anche i boia muoiono

Titolo originale

Hangmen also die

Regia

Fritz Lang

Nazionalità

Usa

Anno

1934

Interpreti

Walter Brennan (Professor Stepan Novotny)

Brian Donlevy (Frantisek Svoboda)

Anna Lee (Mascha Novotny)

Dennis O'Keefe (Jan Horak)

Hans von Twardowski (Reinhard Heydrich)

Alexander Granach (Alois Gruber)

Tonio Selwart (Hass, capo della Gestapo)

Reinhold Schunzel (ispettore Ritter)

Gene Lockhart (Emil Czaka)

George Irving (il poeta Nezval)

Soggetto

Fritz Lang

Bertolt Brecht

Sceneggiatura

Fritz Lang

Bertolt Brecht

Fotografia

James Wong Howe

Musica

Hanns Eisler (la canzone "No Surrender" è di Hanns Eisler e Sam Coslow)

Montaggio

Gene Fowler jr.

Durata (in minuti)

131

Produzione

United Artists

Distribuzione

Artisti Associati

La trama

Praga 1942. Poiché gli operai della Skoda non lavorano abbastanza il "Reichsprotektor" Reinhard Heydrich ordina alcune esecuzioni per dare un esempio. Poco dopo viene ferito gravemente in un attentato. I tedeschi proclamano lo stato di emergenza e impongono il coprifuoco. Il dottor Frantisek Svoboda (Brian Donlevy), l'attentatore, viene accolto in casa del professor Stepan Novottny (Walter Brennan), un patriota. Quest'ultimo è preso in ostaggio dalla Gestapo insieme a quattrocento notabili di Praga. Svoboda vorrebbe costituirsi, ma un amico lo dissuade: "Quattrocento vite che cosa sono mai in questa guerra di milioni di uomini?" Mascha Novotny (Anna Lee) lo prega di salvare la vita di suo padre, quindi si dirige verso il comando della Gestapo. Un volantino, "Cittadini di Praga, tacete!" la fa riflettere. Alla Gestapo Mascha viene messa a confronto con una testimone dell'attentato che è stata torturata, ma entrambe le donne tacciono. I tedeschi perquisiscono l'abitazione di Novotny e Jan Horak (Dennis O'Keefe), fidanzato di Mascha, è interrogato dall'ispettore Alois Gruber (Alexander Granach).

I membri della Resistenza ceca diffidano di Emil Czaka (Gene Lockhart), ricco birraio e doppiogiochista.

L'ispettore invita Jan al Deutsches Kabarett ("Vietato l'ingresso ai cechi e ai cani") e tenta di portarlo dalla sua parte. Intanto muoiono i membri della Resistenza. Nel ristorante "Alla quaglia d'oro" Mascha insulta pubblicamente Czaka, facendo in modo che venga sospettato dell'uccisione di Heydrich, poi lo denuncia alla Gestapo, ma viene trattenuta. Mentre la Resistenza persegue l'obiettivo di eliminare Czaka salvando gli ostaggi, Gruber intuisce da una notazione di Jan l'identità dell'attentatore e si reca all'ospedale di Svoboda. Qui l'ispettore è soffocato con i cuscini dai patrioti. Jan li ha raggiunti, accusa Czaka dell'omicidio. Gli agenti della Gestapo eliminano il birraio e Mascha viene rilasciata. Qualche tempo dopo si scopre che Czaka era innocente. Il nuovo "Reichsprotektor" scorre un documento segreto: "Considerando che un inasprimento del terrore non avrebbe indotto la popolazione a denunciare l'assassino, siamo stati costretti - per non infirmare il principio tedesco di autorità - ad attenerci al partito di riconoscere Czaka il colpevole e chiudere così le indagini".

La critica...

Dopo Duello mortale Lang, sotto contratto alla Fox, inizia le riprese di Confirm or Deny, ma vi deve rinunciare per motivi di salute ed il film passa ad Archie Mayo. Nel 1942 pensa ad un'opera sul celebre pistolero Billy the Kid e lavora per i primi quattro giorni a Moontide (Ondata d'amore), dopodiché viene rimpiazzato dal solito Mayo. Nel 1943 insieme a Oliver H. P. Garrett scrive Hell Afloat (L'inferno galleggiante), un soggetto basato sull'incendio della "Moor Castle", che viene rifiutato dalla Metro. Infine coglie una buona occasione alla United Artists e - contravvenendo al monito del suo ex persecutore Zanuck ("Non faccia vedere troppe svastiche. Non vogliamo vederle in questo paese.") - realizza Hangmen Also Die! (Anche i boia muoiono). Dieci giorni dopo l'attentato a Heydrich, il regista stende insieme a Brecht una scaletta dell'opera. In seguito ci saranno problemi con John Wexley che - nonostante le proteste di Lang e Hans Eisler - riesce a farsi accreditare come unico autore della sceneggiatura. Com'è diverso il clima cupo di Anche i boia muoiono da quello comico e polacco, del film antinazista To Be or Not to Be (Vogliamo vivere!), diretto da Lubitsch appena un anno prima, proprio per la United Artists. Forse i produttori si aspettavano da Lang una prova analoga, ma una cosa è certa: all'ufficio Heys non piacque. "Credete che possiamo approvare un film in cui ogni ceco, implicitamente, viene presentato come un mentitore?".

Lang dovette piegarsi a modificare in parte l'assunto, ma il tocco di Brecht resta e brucia ancora.

Il film non è un capolavoro. Anzi si sviluppa tortuosamente e a strappi, seguendo l'intenzione didattica degli autori. Si trovano comunque situazioni e personaggi indimenticabili. Così Heydrich, effeminato e feroce, di continuo si tormenta un foruncolo sul viso, mentre il professor Novotny matematicamente illustra la virtù del silenzio: "Di certe cose è meglio non parlare. Ad esempio: tu ne parli ad A, A ne accenna a B, B lo confida a C, C lo dice in segreto a D, che a sua volta è vicino a E e a F, F ne parla a G e G significa Gestapo". Gruber è un ritratto grosziano, come è ambigua e piccante la falsa relazione fra Mascha e Frantisek. Rimangono nella memoria le strade "espressioniste"; di Praga, ma anche gli interni gelidi del comando di polizia tedesca, le ombre "sataniche" che avvolgono l"anziana popolana torturata in modo semplicissimo e crudele: facendo cadere tutta la notte una stecca dello schienale di una sedia, per poi chiederle di raccoglierla. Un secondino con la frusta passa e ripassa davanti alla cella della donna, mentre la luce proietta una rete di sbarre all'interno (come non pensare a un'influenza di Lang sul Rossellini di Roma città aperta?). Nella piazza della città vecchia di Praga la statuetta della morte suona, sul celebre orologio, l'ora del funerale di Heydrich e quella dell'esecuzione dei patrioti. Infine il gioco del destino alla "Quaglia d'oro", individuato dai tre tavoli a cui siedono rispettivamente Czaka, una spia di Gruber e Mascha con Svoboda. Le menzogne della Resistenza sono volte al bene.

Parola di...Fritz Lang

"Non mi davano lavoro, neppure Howard Hughes che ,tramite un intermediario, mi aveva promesso, Dio, il mondo e tutti i tesori di Golconda. Ero in castigo e non sapevo nemmeno perché (...) Finalmente il mio avvocato scoprì che mi avevano inserito in una lista nera perché ero comunista! Io non sono mai stato comunista. Non sono mai stato membro del partito comunista. Avevo moltissimi amici comunisti. Ai tempi di Roosvelt era chic appartenere al partito. Quando venni in America, le grandi potenze - l'Inghilterra, anche la Francia - cercavano di contenere Hitler, e cosa successe in realtà? Che non importava niente a nessuno di quello che stava accadendo in Germania. Alcuni di noi lo capirono in anticipo, ma gli unici a opporsi veramente (noi credevamo che fossero gli unici) furono i comunisti. Questa fu una delle ragioni per cui tanta gente di Hollywood passò dalla parte dei comunisti, perché credevano che il partito comunista fosse il solo gruppo che combatteva effettivamente i nazisti. (...)

Più tardi il controllo di queste iniziative passò ai comunisti, così nell'era McCarthy molti di noi vennero accusati di essere comunisti. Non era vero: noi eravamo liberali.

[Scheda tratta da Fritz Lang di Stefano Socci, Ed. Il Castoro Cinema.]

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