SCHEDE FILM

Bassa marea

Titolo originale

House by the River

Regia

Fritz Lang

Nazionalità

Usa

Anno

1950

Interpreti

Louis Hayward (Stephen Byrne)

Jane Wyatt (Marjorie Byrne)

Lee Bowman (John Byrne)

Margaret Seddon (signora Whittaker)

Dorothy Patrick (Emily Gaunt)

Ann Schoemaker (signora Ambrose)

Jody Gilbert (Flora Bantam)

Kathleen Freeman (Effi Ferguson)

Sarah Padden (signora Beach)

Will Wright (ispettore Sarten)

Leslie Kimmel (signor Gaunt)

Effie Laird (signora Gaunt)

Howland Chamberlain

Peter Brocco

George Taylor

Sceneggiatura

Mel Dinelli dal romanzo "Floodtide"di Alan P. Herbert

Fotografia

Edward Cronjager

Musica

George Antheil

Montaggio

Arthur D. Hilton

Durata (in minuti)

88

Produzione

Howard Welsch per Fidelity Pictures/Republic

Distribuzione

Republic

La trama

Una linda casa vittoriana presso il fiume. Sulla corrente galleggiano tronchi d'albero e carcasse di animali. Lo scrittore Stephen Byrne (Louis Hayward) sta lavorando, osserva un insetto nero che attraversa la pagina e sente il rumore dello scarico del bagno al piano superiore, dove la domestica Emily Gaunt (Dorothy Patrick), bionda, giovane e bella, si sta lavando. Quando la ragazza scende le scale, Byrne tenta di baciarla. Al suo rifiuto la strangola. Stephen, attonito, racconta l'accaduto a suo fratello John (Lee Bowman) e riesce a dissuaderlo dal chiamare la polizia, poi infila la ragazza in un sacco. Dopo aver informato un' anziana vicina di casa, Mrs. Ambrose (Ann Shoemaker), che sua moglie Marjorie è incinta, Stephen e il fratello prendono la barca e gettano il cadavere nel fiume. In casa, qualcuno scende le scale, Byrne immagina per un istante che si tratti di Emily, invece è Marjorie (Uane Wyatt).

Mentre i giornali parlano della ragazza scomparsa e Stephen rafforza le voci che la dicono «facile», il suo nuovo romanzo ha successo. Ne inizia un altro, The River, ma non vuole che Marjorie legga il manoscritto, com'era abituata a fare. La governante di John non trova più il sacco per il giardino prestato a Stephen, contrassegnato dalle iniziali del proprietario. Il protagonista, che sta scrivendo in giardino, lo vede galleggiare sul fiume e subito corre alla barca. Intanto Marjorie si lamenta del marito con John: è gentile, affascinante, ma le nasconde una parte di sé e questo la spaventa. Dal colloquio scopriamo che la donna non aspetta un figlio e che John la ama in segreto.

Stephen è sul fiume, di notte: ombre, radici, la luna velata di nubi, le fronde minacciose degli alberi. Tornato a casa, John litiga con la governante, troppo insistente e materna, che indispettita si licenzia. Stephen individua il sacco e tenta di recuperarlo, ma questo si schiude liberando i capelli di Emily, poi si allontana sulla corrente. I due fratelli si incontrano. «Emily ritorna!» esclama Stephen, sconvolto, e il giorno dopo identifica il sacco di John, in cui un poliziotto ha rinvenuto il corpo della ragazza uccisa. John viene accusato e in tribunale la governante non si mostra tenera con lui, mentre Mrs. Ambrose lo difende con impegno. Non si trovano prove della sua colpevolezza e il giudice chiude il caso: Emily Gaunt è stata assassinata da «sconosciuti»,

Marjorie, costantemente seguita dalla polizia, litiga con Stephen, che ha ipotizzato una sua relazione con John. La ritroviamo a casa di quest'ultimo, depresso e poco disposto ad ascoltare un resoconto delle malvagità del fratello. Stephen sorveglia la moglie. Una sera entra in casa di John, blocca l'orologio a pendolo e raggiunge il fratello sul pontile. Questi ricorda un'altra notte sul fiume, Stephen lo accusa di essere l'amante di Marjorie, lo colpisce, lo getta in acqua, torna a casa e trova la moglie che sta leggendo il manoscritto, il cui titolo è diventato Death on the River. Lei ormai sa che il marito è un mostro, Stephen non ha scelta: la ucciderà e farà ricadere la colpa su John. Quest'ultimo entra zoppicando, Stephen fugge, ma nel corridoio incontra lo spettro di Emily - solo una tenda mossa dal vento - e nel tentativo di liberarsi cade dalle scale rompendosi il collo.

La critica...

La fama di autore sadico e perfezionista non impedisce a Lang un costante impegno a Hollywood. Dopo Secret Beyond the Door il regista si dedica, con Silvia Richards, a un western ispirato al romanzo Winchester 73 di Stuart N. Lake, ma poco soddisfatto del risultato abbandona il soggetto. Lavora brevemente a un adattamento di All the King's Men di Robert Penn Warren e nel '49 tenta di coinvolgere alcune case di produzione in Rocket Story (La storia del missile), centrato sulla ricerca spaziale e sui tentativi di raggiungere la luna. House by the Biver (Bassa marea, 1950), tratto da Floodtide di Alan P. Herbert, gli viene offerto dalla Republic. Lang passa i soliti guai con l'Ufficio Hays, perché aveva previsto che Emily fosse una ragazza di colore.

«I hate this river» (odio questo fiume), la frase prediletta di Mrs. Ambrose, sottolinea come una didascalia le prime immagini d'acqua. Al fluido denso che scorre presso la casa sono subito collegati i temi della maledizione e della morte. Nell'abitazione dei Byrne, Emily usufruisce del bagno della signora, che è assente, vuota la vasca e si asciuga davanti allo specchio. La cinepresa si sofferma sul liquido che vorticando entra nel tubo di scarico: il rumore attira dabbasso l'attenzione di Stephen. Poche, scarne notazioni che - anticipando di un decennio Psycho di Hitchcock - creano attorno all'orifizio della vasca una buona metafora. La spirale fluida ci riporta a quella grafica del negozio di M. segno di inconscio e di pericolo, al gorgo emozionale di cui sono preda molti personaggi langhiani. La caratterizzazione mefistofelica del ruolo di Stephen è a questo proposito emblematica: sembra sempre «agito da», di punto in bianco si trasforma nel suo Hyde, come se il romanzo che sta scrivendo lo inducesse a praticare il male. Se Emily ha sostituito Marjorie nel bagno - aggravando la già notevole confusione del protagonista davanti al femminile (anche Stephen, come Mark di Dietro la porta chiusa, vive in un mondo regolato dalle donne) - ecco che il corrotto Byrne si riflette nell'acqua pura del fratello John, come i narcisi si specchiano in un lago tranquillo all'inizio di Secret Beyond the Door. Una coppia muliebre si oppone a quella virile illustrando ancora la netta divisione fra bene e male. I biondi capelli fluttuanti di Emily, una curiosa citazione dell'Ofelia (1852) di John Everett Millais, sono i morbidi tentacoli del mostro che risiede nel profondo. È opportuno ricordare che nell'alveo del Reno mitologico giace indisturbato l'oro. Nelle indicazioni per la scenografia del suo celebre Rheingold, Wagner scrive: «Tutto il fondo è un selvaggio dentato groviglio, in nessun punto completamente piano, e lascia supporre in tutte le direzioni recessi più profondi in densissima tenebra.»

Woglinde, Wellgunde, Flosshilde, le Figlie del Reno, nuotano intorno a uno scoglio solitario che si erge tra i flutti. Sono le leggiadre custodi dell'Anello, che viene loro sottratto - insieme a una simbolica verginità - dal lussurioso Alberico, il nibelungo salito dall'abisso. Questi è uno gnomo irsuto, gobbo, nero, calloso, sulfureo: un'ovvia sintesi del male. Per dire che i serici capelli di Emily vellicano la sessualità di Stephen come le agili Rheintochter scherzano sull'onda che avvolge il pene/scoglio di Alberico. Certamente un gioco d'azzardo.

La seduzione, in Lang, è quasi sempre un rituale macabro e oscuro, un sabba lancinante che porta a galla la colpa primigenia, il marchio di Caino, e la duplicità degli umani. L'anello del Nibelungo diventa ruota della necessità, progressione inesorabile della maledizione legata al furto dell'oro, all'aver preferito quest'ultimo all'amore. La simbologia circolare langhiana esprime, negli Stati Uniti, una concezione sempre più tetra dell'esistenza. Il sentimento è affogato dai turbini del sesso o dall'avidità del denaro. L'odioso flusso di coscienza che scorre vicino alla casa identifica il tempo, i liquidi corporei, l'alto e il basso, ciò che si fa di giorno e quello che sovente accade di notte. Non esiste scampo e soprattutto non c'è redenzione nel cosmo langhiano. Il fato incatena i fratelli specchio e delle due parti la società puritana bandisce, come sempre, l'istintuale. Tornano le ombre stevensoniane, che il regista singolarmente mescola con brividi preraffaelliti e con il prototipo del malvagio machiavellico. «il fine non giustifica forse i mezzi?», sibila Stephen poco prima di tentare l'eliminazione di John/Jekyll. l'aspetto inquietante, volgare, indecente e «olfattivo» del nostro Nibelungo/signore di Ballantrae è ben evidenziato da Marjorie:

Oh, Stephen, you are insane. You have afilthy mind. You are a swine, Stephen.

Un uomo sporco e vizioso, che imbratta di malignità il casto affetto tra John e Marjorie. Quella parola, insane, risuona in questo labirinto vischioso come la frase di Mrs. Ambrose: «I hate this river».

Premere qui per tornare alla pagina precedente

Powered by ItalyNet.it