SCHEDE FILM

Mille lire al mese

Titolo originale

Mille lire al mese

Regia

Max Neufeld

Nazionalità

Italia

Anno

1938

Interpreti

Alida Valli (Magda)

Umberto Melnati (Matteo)

Osvaldo Valenti (ing. Gabriele Corodi)

Renato Cialente (Direttore radio di Budapest)

Ninì Gordoni Cervi (Lilli)

Giuseppe Pierozzi (Axel)

Anna Dorè (Lia Loletta)

Amina Pirani Maggi (la madre di Magda)

Maria Polese (la zia di Magda)

Fausto Guerzoni (Leopoldo Almos)

Vasco Creti (padrone farmacia)

Aristide Baghetti (padrino con il monocolo)

Cesare Polacco (Carletto)

Carlo Lombardi (ministro)

Sergio Pastorini (tenore)

Elettra Terzolo (cameriera)

Soggetto

Oreste Biancoli

Sceneggiatura

Luigi Zampa

Fotografia

Ernst Mullrad

Musica

Felice Montagnini

Montaggio

Giorgio C. Simonelli

Durata (in minuti)

83

Produzione

Italcine

Distribuzione

I. C. I.

La trama

Mentre fervono i preparativi per il collaudo di una stazione televisiva a Budapest, un giovane ingegnere giunto in città per prestare servizio come esperto elettronico, per un equivoco, ha un alterco con uno sconosciuto e lo prende a schiaffi. Lo sconosciuto altri non è che il direttore generale del Radio ungherese il quale ha promesso alla fidanzata dell'impulsivo ingegnere di assumerlo. La ragazza, presa dal panico, prega allora un comune amico di sostituirsi al fidanzato almeno per breve tempo. Le cose non vanno così lisce come la ragazza vorrebbe perché il direttore generale vuole assistere personalmente ai lavori di collaudo del nuovo assunto. Da qui una serie di equivoci, di malintesi, di frenetiche fughe e altrettanto frenetiche sostituzioni di persona e corteggiamenti insistenti del direttore nei riguardi della ragazza. Finalmente dopo varie complicazioni, il nodo si scioglie, la verità viene a galla e tutto si sistema nel migliore dei modi.

La critica...

« Andate a vedere questo filmetto: vi farete quattro risate. L'ha diretto Neufeld, un regista tedesco [in realtà austriaco n.d.r.] che ha il dono di saper raccontare con brio e vivacissima sveltezza storie amene [...] Più che la trama, in questa favola, contano le sorprese, le trovate, i contrattempi buffi che riempiono la situazione e non danno requie agli attori: dalla prima scena all'ultima. [...] La sorpresa del film è Alida Valli. Ringrazio Iddio! Che graziosa attrice! Ecco finalmente spuntare una stella nuova sul cielo nuvoloso della cinematografia italiana. Fresca, disinvolta, carina, pronta a capire e a farsi capire, con immediata intelligenza cinematografica. Ha un gioco di espressioni di una sincerità, veramente rara, alla quale purtroppo non siamo abituati. È la prima della nuova schiera. [...] »

(F. Sarazani, «Il Giornale d'Italia », 15 genn. 1939).

L'azione di Mille lire al mese, è, come le commedie ungheresi, ambientata in Ungheria. In fondo questa ambientazione non era necessaria, ma certo è stata suggerita dal regista Max Neufeld che con la vita italiana non poteva aver molta dimestichezza, ed è stata in questo modo ideata allo scopo di creare una vicenda che non avesse la pretesa di corrispondere alle esigenze di un cinema italiano più genuino. La regia di Max Neufeld è quella delle commedie comico-sentimentali tanto in voga al principio del sonoro, senza alcuna risorsa d'arte o di tecnica. Migliore è la sceneggiatura che rivela buone doti e sicurezza di mestiere in un giovane che proviene dal Centro Sperimentale di Cinematografia.

Gli attori fanno un po' quello che vogliono e cercano di far benino. Del resto Mille lire al mese non è un film di soverchie pretese. La cosa migliore è la presenza di Alida Valli, assai dotata ancorché giovanissima; le sue doti già si manifestavano quando era allieva del Centro Sperimentale, e si manifestavano anche in altri settori, in altri generi. In fondo, il comico-sentimentale è il più facile dei generi, anche se vi possono essere in un film appartenente a questo tipo, scene che vanno risolte con particolare misura, con argutezza. Si veda a questo proposito la scena in cui la ragazza che vuole ad ogni costo trovare un impiego al suo fidanzato, si trova di fronte al direttore della radio che poco prima aveva incontrato e trattato male credendolo uno qualsiasi; scena convenzionale senza dubbio, ma che la recitazione di Alida Valli ha reso gustosa. In fondo ella ha fatto un personaggio coerente laddove si trattava di un personaggio semplicemente convenzionale, in funzione di una vicenda convenzionale o perlomeno superficiale, basata sui soliti equivoci.

Se i produttori italiani non si limitassero a rifare il già fatto, a seguire vecchie strade, ma avessero un po' più di slancio, potrebbero trovare in Alida Valli una ottima collaboratrice, non soltanto un'attrice della quale tutti poi si limitano a dire: «carina, graziosa, ha un volto simpatico». Specie trattandosi di una fanciulla che proviene da una scuola, il Centro, dove si insegna a recitare, con metodo. Ma evidentemente, per ora non sembra che le cose si mettano meglio. I produttori sono restii a fare qualcosa che li dimostri originali. Nel caso presente, non si può infatti dire che Mille lire al mese sia un film originale; la trama è basata sui soliti equivoci, sugli scambi di persona, su cose che hanno fatto il loro tempo. Si riesce a seguire con particolare accondiscendenza dal principio alla fine, anche perché la scenografia, dovuta ad un altro allievo del Centro, Ottavio Scotti, è accurata.

Anonimo, in «Bianco e Nero», gennaio 1939

Se si considera il film come un qualsiasi prodotto industriale, tutti i soggetti, le vicende, le situazioni possono anche apparire efficaci e divertenti. Ma è come si effettuano, quello che conta. Sicché noi non discuteremo il soggetto e le congiunture del film Mille lire al mese, e neppure discuteremo la logica che governa i personaggi, visto che gli scopi del film non sono che quelli di far ridere il pubblico, senza badare ad altro. E infatti il pubblico rideva, scomponendosi sulle seggiole e rammentando il genere d'allegria destato dai buffoni del circo equestre e delle operette viennesi. Noi stessi ci siamo sorpresi più volte a ridere. Sennonché, tante sono a questo mondo le cose che fanno ridere, senza che per questo vi entri qualche merito artistico. Si ride di un ubriaco; si ride di un uomo che scivola su una buccia di limone e cade per terra. Eppure in tutto ciò l'arte non c'entra. Come non c'entra, evidentemente, nei gesti, negli atteggiamenti eccitati e nella recitazione leziosa di Umberto Melnati. D'altra parte, quello interpretato da Melnati è forse il solo personaggio che abbia un rilievo e mostri un carattere non scolorito e generico.

Gino Visentini, in «Cinema», n. 62, 25 gennaio 1939

Premere qui per tornare alla pagina precedente

Powered by ItalyNet.it