SCHEDE FILM

Teresa Venerdì

Titolo originale

Teresa venerdì (Il gallo della Checca)

Regia

Vittorio De Sica

Nazionalità

Italia

Anno

1941

Interpreti

Clara Auteri Pepe

Adriana Benetti (Teresa)

Elvira Betrone (la direttrice)

Vittorio De Sica (Pietro Vignali)

Irasema Dilian (Lili)

Zaira La Fratta

Anna Magnani (Loletta Prima)

Nico Pepe

Virgilio Riento (Antonio)

Giuditta Rissone (istruttrice Anna)

Soggetto

Rudolf Torok

Romanzo

Sceneggiatura

Vittorio De Sica(dott. Piero Vignali)

Adriana Benetti (Teresa Venerdì)

Eva Dilian (Lilli Passalaqua)

Anna Magnani (Loletta Prima)

Olga Vittoria Gentili (Rosa Passalaqua)

Elvira Betrone (la direttrice dell'orfanotrofio)

Giuditta Rissone (l'istitutrice Anna)

Alessandra Adari (l'istitutrice Caterina)

Zaira La Fratta (Alice)

Annibale Betrone (Umberto Vignali)

Armando Migliari (l'impiegato postale)

Lina Marengo (la maestra Ricci)

Virgilio Riento (Antonio)

Fotografia

Vincenzo Seratrice

Musica

Renzo Rossellini

Montaggio

Mario Bonotti

Durata (in minuti)

92

Produzione

Aci Europa Film

Distribuzione

FINCINE

La trama

Un giovane medico, ispettore sanitario in un orfanotrofio femminile, suscita una viva simpatia in una delle ricoverate, Teresa Venerdì, una povera trovatella di fervido ingegno e di ottimo cuore. Il medico non è una cattiva persona, un poµ indolente; è pieno di debiti, invischiato nella relazione con una canzonettista, fidanzato con una sciocchina presuntuosa. Ma Teresa riesce a tacitare i creditori, a mettere alla porta la canzonettista, a rompere il fidanzamento e a far mettere giudizio al dottore il quale sarà ben felice di sposarla

La critica...

«Decisamente Vittorio De Sica ha la mano felice anche come regista, dopo i successi (in gradazione crescente) da "Due dozzine di rose scarlatte" e di "Maddalena, zero in condotta" eccolo realizzare questo "Teresa Venerdì" che o mi sbaglio di grosso o è destinato al più lieto esito artistico e finanziario. In verità questo suo nuovo e grazioso film è uno spettacolo ameno e garbato, pervaso da un umorismo facile ma spontaneo, e messo in scena con un gusto realmente raro nel cosiddetto genere comico-sentimentale. In ispecie la prima parte di "Teresa Venerdì", là dove gli sviluppi un po' convenzionali della vicenda non hanno il sopravvento sul racconto, è un piccolo gioiello di grazia e di elegante allegria. I tipi sono scelti come meglio non sarebbe stato possibile e ogni interprete recita con una semplicità e con uno stile che fanno onore non solo agli attori, ma anche e soprattutto a chi li ha diretti ed affiatati. Il piccolo mondo dell'orfanotrofio femminile, dalla direttrice alle guardiane, è visto e reso con una comicità vivida eppur sommessa, in cui scopre con piacere una sottile vena di commozione.»

[Dino Falconi «Il Popolo d'Italia», Roma, 26 novembre 1941]

"Teresa Venerdì" è l'ultimo film della serie collegiale, una serie che sta avendo sui nostri schermi cospicua fortuna. L'ha diretto l'ottimo De Sica, regista, come ricorderete certamente, del gaio e svelto "Maddalena, zero in condotta". La ricetta di "Teresa Venerdì" è un po' più varia, complessa e ambiziosa. Le divagazioni comiche non mancano ma, specialmente nella prima parte, la collettività - si tratta di un orfanotrofio femminile - è osservata con maggior impegno realistico e con più affettuosa e solidale simpatia che in "Maddalena". È soprattutto in quei brani descrittivi che De Sica ci ha dato la misura del suo sentimento, della sua fantasia e della sua osservazione penetrante, oltre che del suo elaborato mestiere di regista. Tanta finezza e cordiale effusione egli ha messo in certe scene, quella per esempio assai bella e bellamente mossa nel solaio dell'asilo, con la recita improvvisata della Giulietta e Romeo, che le sequenze dichiaratamente comiche appaiono ordinate o almeno facili al confronto; vi divertiranno certo e molto, ma l'amalgama fra quel piccolo mondo così amorevolmente e genuinamente visto e quelle trovate risapute del vecchio repertorio comico/sentimentale non è stato raggiunto appieno e pertanto le due materie spesso rimangono estranee tra loro e alcuni episodi sembrano addirittura incollati al resto; tutto l'episodio per esempio della fidanzata dell'ispettore sanitario dell'orfanotrofio.»

[Sandro De Feo «Il Messaggero», Roma, 30 novembre 1941]

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