SCHEDE FILM

Il Generale Della Rovere

Titolo originale

Il Generale Della Rovere

Regia

Roberto Rossellini

Nazionalità

Italia

Anno

1959

Interpreti

Vittorio Caprioli

Vittorio De Sica

Herbert Fischer

Maria Greco

Hannes Messemer

Sandra Milo

Lucia Modugno

Luciano Picozzi

Giovanna Ralli

Anne Vernon

Soggetto

Da un racconto di Indro Montanelli

Sceneggiatura

Sergio Amidei

Diego Fabbri

Indro Montanelli

Fotografia

Carlo Carlini

Musica

Renzo Rossellini

Montaggio

Cesare Lavagna

Durata (in minuti)

132

Produzione

Zebra (Roma)

Gaumont (Parigi)

Distribuzione

Cineriz

La trama

Al tempo dell'occupazione tedesca un truffatore, certo Bertone, che è sempre vissuto di espedienti, viene arrestato dalle SS: è accusato di essersi fatto versare delle somme dai parenti dei fucilati e dei deportati, vantando inesistenti aderenze presso il Comando tedesco. Ora lo stesso Bertone è esposto al pericolo di essere fucilato; ma all'alto ufficiale che lo interroga viene l'idea di valersi, per i suoi fini, dell'abilità dimostrata dall'imputato nel tessere imbrogli. Gli offre quindi la libertà se acconsente ad entrare nel carcere di San Vittore, figurando di essere il generale badogliano Della Rovere, così da poter raccogliere le confidenze dei prigionieri politici ivi detenuti e procurare alle SS preziose informazioni. L'imbroglione accetta, ma vivendo accanto a degli autentici valorosi, durante giorni di ansie mortali e notti di terrore, Bertone a poco a poco si trasforma e si redime. Egli non tradisce i suoi compagni e insieme ad essi muore da eroe, vittima di una rappresaglia.

La critica...

Accanto alla storia individuale di una presa di coscienza emerge quella sociale vissuta coralmente dai perseguitati (siano essi partigiani o familiari delle vittime); Rossellini cerca di osservare in modo imparziale la realtà, rifuggendo dalle ideologie e soprattutto rendendo i patrioti meno epici e più umani anche rispetto a «Paisà» o «Roma città aperta». Cambia appunto il rapporto col personaggio e con l'ambiente: il primo si fa più diretto e penetrante, mentre il secondo, inteso come affresco corale, non predomina sull'insieme narrativo, anche se la sua presenza è appunto molto rilevante come sfondo, presupposto, storia su cui intessere la cronaca.

Il finale solo in apparenza mostra una situazione senza speranza: in realtà il protagonista incarna un ruolo di piena emblematicità: sintetizzando e assumendo quei valori che non muoiono con le persone, imprime un senso religioso allo stesso film (avvertibile, sempre nel finale, attraverso le preghiere collettive degli altri prigionieri). «Il generale Della Rovere» risulta anche il lungometraggio più rigidamente organizzato di Rossellini, in cui manca, per l'ascendenza letteraria (e i pochi giorni per le riprese), il solito gusto per la libera improvvisazione. Ma Rossellini è imbrigliato nella ferrea sceneggiatura anche per il rapporto con l'interprete-protagonista Vittorio De Sica, altro glorioso maestro neorealista (che però aveva sempre svolto in parallelo una carriera di attore comico-brillante): il ruolo, o meglio la recitazione del popolare cineasta, è carica di spregiudicatezza, benevolenza, profondità e al contempo, grazie alla regia, contenuta negli slanci passionali e retorici in cui eccedeva nei film di genere. Rossellini, sia pur indirettamente, ingaggia una lotta contro lo stereotipo dell'immagine attoriale, vincendola attraverso il radicale slittamento (come era avvenuto con Fabrizi e la Magnani) dal registro espressivo leggero a quello tragico.

Questa metamorfosi avviene però gradualmente poiché il film stesso è un crescendo emotivo, in cui ad una prima parte con le atmosfere da commedia partigiana (descrizioni compiaciute delle bravate dello sfruttatore) segue un apologo drammaticamente simbolico sulle virtù e sugli eroismi del popolo italiano, in cui appunto la figura del protagonista dapprima è giudicata come a sé stante nella complessità dei motivi psicologici, poi va assunta nel più ampio significato di portavoce di ideali e di valori, non soltanto legati alla rievocazione storica, ma in quanto riflessione elegiaca su speranze e delusioni dellµessere umano.

[Scheda tratta da: Guido Michelone «Invito al cinema di Rossellini» ed. Mursia. ]

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