SCHEDE FILM

La Signora di Shanghai

Titolo originale

The Lady From Shanghai

Regia

Orson Welles

Nazionalità

Usa

Anno

1948

Interpreti

Glenn Anders (George Grisby)

Ted De Corsia (Sidney Broom)

Rita Hayworth (Elsa Bannister)

Louis Merrill (Jake)

Erskine Sanford (il giudice)

Gus Shilling (Goldie)

Everett Sloane (Arthur Bannister)

Orson Welles (Michael O'Hara)

Richard A. Wilson (Ass. procuratore)

Soggetto

Libero adattamento dal romanzo "If I Die Before I Wake" di Sherwood King

Sceneggiatura

Orson Welles

Fotografia

Charles Lawton Jr

Musica

Canzone "Please Don't Kiss Me" cantata da Allan Roberts e Doris Fischer Heinz Roemheld

Durata (in minuti)

86

Produzione

Columbia

Distribuzione

Ceiad

La trama

In un parco di San Francisco il marinaio irlandese Michael O'Hara salva da un'aggressione Elsa Bannister, moglie di un celebre avvocato. O'Hara accetta di lavorare sullo yacht dei Bannister durante una crociera sui mari dell'America centrale. Il giovane marinaio ed Elsa si sentono attratti reciprocamente, nasce un idillio che ha le caratteristiche di un romantico amore, contrapposto al corrotto e cinico mondo dei ricchi. Elsa è infelicemente sposata a un uomo che non ama e ricerca in Michael un possibile riscatto. Per poter fuggire con la bellissima Elsa, l'ingenuo marinaio irlandese accetta la sconcertante proposta di Grisby, il socio di Bannister che ha intenzione di scomparire fingendosi morto: O'Hara in cambio di un'ingente somma di denaro deve "ucciderlo", assumersi la responsabilità del delitto, per essere poi prosciolto per la legge del "habeas corpus". Ma dopo una serie di peripezie, in cui si inserisce un bieco marinaio che tenta di ricattare O'Hara, Grisby è misteriosamente ucciso e il suo cadavere viene rinvenuto dalla polizia. O'Hara viene accusato dell'omicidio e Bannister si offre di difenderlo nel tribunale di San Francisco. Tutte le prove sono contro l'irlandese, ma prima che la sentenza venga pronunciata, O'Hara riesce a fuggire con uno stratagemma: ingerisce un flacone di tranquillanti di Bannister, e nella confusione che regna in tribunale per il tentato suicidio trova una via di fuga. A Chinatown il marinaio si rifugia in un teatro cinese dove si rappresenta uno spettacolo tradizionale. Qui incontra Elsa, e mentre i farmaci cominciano a fare effetto, il marinaio scopre che la donna ha ucciso Grisby. Mentre il sonno avanza O'Hara intuisce la verità su Elsa. In seguito, come in un incubo, il marinaio si ritrova all'interno di un padiglione del Luna Park, tra scivoli, labirinti di specchi, superfici deformanti, porte dentate. La ricchezza barocca delle immagini sovrasta l'astrusa spiegazione del plot. In quel luogo magico O'Hara assiste all'estremo incontro tra EIsa e Bannister, divisi dall'odio e dal reciproco rancore. Come due squali assetati di sangue si uccidono a vicenda. Ferita mortalmente da un colpo di pistola, Elsa recita l'ultima commedia della sua vita, chiede aiuto a O'Hara, ma il marinaio è ormai troppo disgustato per credere alla bella avventuriera. Mentre Elsa muore, O'Hara esce nel mattino di San Francisco. Una lettera di Bannister lo scagiona da ogni colpa, ma più che "innocente" O'Hara si sente "stupido", perché si è lasciato attrarre dalla tentazione di Elsa-Rita Hayworth. L'unico rimedio è invecchiare bene. La critica... Disegnato con tratti forti, un po' naïf, Michael O'Hara è il modello vivente dell'ingenuo, cioè di un carattere secondario nel codice genetico dei personaggi wellesiani, certo più propensi alle reincarnazioni faustiane. Michael O'Hara, il marinaio; Howard Graham, l'intellettuale; Van Stratten, la piccola canaglia; Otello, lo stupido moro; Mike Vargas, il candido poliziotto difensore della legge; Mary Longstreet, la giovane sposa del mostro nazista ne "Lo straniero", declinano con diverse accezioni il tipo dell'ingenuo, carattere complementare e antagonista deputato del personaggio demoniaco: Elsa Bannister, Arkadin, Iago, Franz Kindler. In molti film di Welles il meccanismo della conflittualità è attivato da un'energia visionaria e irrazionale che vede contrapposte le eterne figure del maligno e dell'ingenuo. Ma mentre il demone è costretto alla sua malvagità dalla potenza della tenebra, che provvede di volta in volta a incarnarlo storicamente, l'ingenuo è dotato di un'alternativa morale che rende assolutamente inquieta la sua condizione umana. La colpa dell'ingenuo è quella di perseverare nella sua ingenuità, di non scorgere il lupo dietro le vesti della nonna, di non resistere al fascino convincente della sua parola, della sua ostentata rettitudine. In questo senso l'ingenuità di Michael O'Hara, attirato da una vampiresca Rita Hayworth, è la più diretta, la più esemplarmente biblica, come quella di Sansone che si fa tagliare i capelli. A dire il vero ne "La Signora di Shanghai" che ci rimise i capelli fu proprio Rita Hayworth, costretta dall'ex marito a sacrificare la lunga chioma: il genio di crudeltà mentale Orson Welles, qui in vena di punire lo splendore della star imponendole un ruolo di perfida assassina. Metafora dell'ingenuità è anche la bella scena dell'acquario, dell'incontro fra Michael e Elsa: polipi, testuggini, squalotti tigrati e tonnetti ingranditi fino alla mostruosità sono lo sfondo simbolico dell'incontro clandestino fra i due amanti. Il tema del maschio ingenuo e della femmina perversa ritorna un attimo prima che le silhouette dei due amanti impossibili si stringano in un bacio. Elsa "Mio adorabile sciocco". Michael "Sono un inguaribile sciocco e lo sarò per tutta la vita". Bacio e dissolvanza. Tutta la vicenda ha un tracciato impossibile ed Harry Cohn, il produttore del film, era disposto a dare mille dollari a chi gli avesse spiegato la trama del film. Ne "La Signora di Shanghai" la logica è battuta dall'iperbole e la linearità narrativa è spesso deviata nel numero sensazionale (la sequenza del processo a O'Hara accusato della vera morte di Grisby) e nell'esibizione mozzafiato (il gran finale al Luna Park).

[Scheda tratta da "Orson Welles" di Marco Salotti, ed. Le Mani.]

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