François Truffaut

François Truffaut nacque a Parigi il 6 febbraio 1932, figlio unico dell'architetto Roland Truffaut e di Janine de Monferrand, segretaria a "L'illustration". Gran parte della propria infanzia François la trascorre insieme alle nonne. Quella materna, assidua frequentatrice della libreria del quartiere, e quella paterna, che abita nella estrema periferia con il marito, tagliatore di lastre di marmo. À così che François familiarizza fin da piccolo con libri e cimiteri.

A scuola è svogliato e insofferente, spesso salta le lezioni, magari per infilarsi in una biblioteca o in un cinema, dove assapora l'emozione clandestina di partecipare a un rito adulto. I cinema li frequenta per lo più di nascosto: la mattina, quando in casa lo mandano a prendere il giornale, consulta febbrilmente per strada l'elenco dei film in programmazione e legge le critiche. Ha fretta di crescere: il mondo degli adulti - lo ripeterà spesso - gli appare come un mondo di impunità, dove tutto è lecito. E nella Francia dell'occupazione e del mercato nero si cresce in fretta: furtarelli, piccole truffe, ogni tanto una fuga da casa... À a quattordici anni gli permettono di lasciare la scuola e di impiegarsi come magazziniere in una ditta di granaglie. Dopo pochi mesi però il giovane Truffaut si licenzia, senza dirlo ai genitori, e investe la liquidazione nell'apertura del "Cercle Cinémane", un cineclub che funziona la domenica mattina in concorrenza con quello di Bazin. E proprio attraverso André Bazin, Truffaut contribuirà ai Cahiers du Cinéma attaccando violentemente con i suoi articoli le forme convenzionali del cinema francese. Alla maggiore età, Truffaut non è troppo scontento della piega che ha preso la sua vita: impiegato presso la rivista "Elle", abita da solo in una minuscola stanza in affitto e dispone di tanto tempo libero per andare alla Cinemathèque. À appunto nella sala di rue Messina, tra un classico e l'altro, che François rende una cotta per una ragazza più grande di lui. Trasloca, si installa in un appartamento di fronte a suo, ne frequenta i genitori, e lei finisce per considerarlo un seccatore: insomma, la trama di "L'amore a vent'anni". Per dimenticare la delusione amorosa, parte volontario per il servizio militare. Torna a Parigi in licenza nel 1951 per poi non ripresentarsi, scaduta la licenza, in caserma. Sbattuto nella prigione Dupleix, a Parigi, evade e viene dichiarato disertore. Rispedito in Germania, lo rinchiudono per due volte nel manicomio di Andernach, dove uscirà grazie all'intervento di Bazin. Dal 1956 lavora e viaggia con Roberto Rossellini per tre anni in cui si impegna a progetti poi mai realizzati. Si disintossica della sua passione esclusiva per il cinema americano, assimila il gusto della logica e della semplicità, scopre l'approccio documentaristico a qualsiasi soggetto.

Nel 1958 realizza un breve film di fantasia, "L'età difficile", sulle infantili reazioni di un gruppo di ragazzi a contatto con Bernadette, una ragazza un po' più vecchia di loro. Questo film, dall'acuto senso di osservazione, fu seguito dal più celebre "I quattrocento colpi" (1959) che, con sicuri riferimenti autobiografici, racconta la storia di un ragazzo di 13 anni, per metà bambino e per metà adulto, finito in riformatorio a causa delle incomprensioni degli adulti. In "Tirate sul pianista" (1960) Truffaut fece un esperimento di thriller-burlesco; in questo film rivelò l'inizio dello spirito libero ispirato da Coutard. "Jules e Jim" (1961), film delicato, nel quale polemica e amenità si mischiano di continuo, e che confermò il successo del regista. Dopo aver contribuito con un episodio al film "L'amore a vent'anni" (1962), del quale fu anche coproduttore, Truffaut realizzò un film alquanto tradizionale "La calda amante" (1964), studio di una relazione amorosa insoddisfacente fra uno scrittore di mezza età e una hostess. Il film inglese di Truffaut, "Fahrenheit 451" (1966), tratto da un romanzo di fantascienza di Ray Bradbury, fu seguito da "La sposa in nero" (1967) che lega Truffaut a Hitchcock e che ebbe come interprete Jeanne Moureau. "Baci rubati" (1968) e "Domicile conjugal" (1970) si rifanno ancora al personaggio di Antoine Doinel ("I quattrocento colpi") mentre "Il ragazzo selvaggio" (1970) offrì a Truffaut un campo di azione interamente nuovo. À la storia di un medico che tenta di riportare nel mondo civile un ragazzo cresciuto selvaggio nella foresta. Truffaut interpretò la parte del medico.

Della sua vita privata si conosce ben poco. Il cinema per lui è tutto e non sente il bisogno di altri hobby. Ha due figlie, Laura ed Eva. Le vediamo in "Gli anni in tasca". Forse il suo solo hobby è la curiosità per l'altro sesso. À convinto che gli atti fondamentali della vita appartengano alle donne, mentre gli uomini, con il loro attivismo, gli ispirano solo ironia e compassione. Ogni tanto le cronache mondane gli attribuiscono qualche flirt con una sua attrice. Dall'ultima, Fanny Ardant, ha avuto una figlia, Josephine, nel 1983. Alla fine di "Finalmente domenica!" si vede la protagonista davanti all'altare con una vistosa gravidanza che non ha nessuna funzione narrativa, ma solo quella di private joke autobiografico.

La disinvoltura dei giovani che ignorano le regole del galateo sembra turbarlo. Ma non dimentica di essere stato un enfant terrible e non rinuncia alla saggezza: "Meglio dei bambini maleducati e felici che beneducati e infelici". François Truffaut è morto all'età di 52 anni il 21 ottobre 1984.

Filmografia

Una visita (1954)

Anni difficili (1958)

Une histoire d'eau (1958)

I quattrocento colpi (1959)

Tirate sul pianista (1960)

Jules e Jim (1962)

L'amore a vent'anni (1962)

La calda amante (1964)

Fahrenheit 451 (1966)

La sposa in nero (1967)

Baci rubati (1968)

La mia droga si chiama Julie (1969)

Il ragazzo selvaggio (1970)

Non drammatizziamo... è solo questione di corna! (1970)

Le due inglesi (1971)

Mica scema la ragazza! (1972)

Effetto notte (1973)

Adele H., una storia d'amore (1975)

Gli anni in tasca (1976)

L'uomo che amava le donne (1977)

La camera verde (1978)

*L'amore fugge (1979)

L'ultimo metrò (1980)

La signora della porta accanto (1981)

Finalmente domenica! (1983)

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