Regia
Roberto Rossellini
Nazionalità
Italia
Anno
1945
Interpreti
Vito Annichiarico
Nando Bruno
Aldo Fabrizi
Harry Feist
Giovanna Galletti
Francesco Grandjacquet
Anna Magnani
Maria Michi
Marcello Pagliero
Carla Rovere
Soggetto
Sergio Amidei
Alberto Consiglio
Sceneggiatura
Sergio Amidei
Federico Fellini
Roberto Rossellini
Fotografia
Ubaldo Arata
Musica
Renzo Rossellini
Durata (in minuti)
100
Produzione
Excelsa
Distribuzione
Minerva
La trama
Un classico del neorealismo italiano ambientato nella Roma occupata dai nazisti. Piccoli e grandi atti di eroismo o vigliaccheria nella lotta per la libertà e la sopravvivenza. Narra la storia di una donna del popolo, madre di un bambino, prossima alle nozze con un tipografo antifascista, la quale viene uccisa in un rastrellamento; questo spunto narrativo, che occupa soltanto la prima parte, si intreccia con altre storie parallele, quella del militante comunista e della sua fidanzata, quella del prete che aiuta i peseguitati, quella dell'ufficiale disertore, quella del comandante tedesco, sì da comporre una sorta di affresco, in cui la storia di ognuno si confonde con quella dell'intera città.
Parola di... Roberto Rossellini
Nel 1944, subito dopo la guerra, tutto era distrutto in Italia. Il cinema come ogni altra cosa. Quasi tutti i produttori erano spariti. Qua e là fiorivano alcuni tentativi, ma le ambizioni erano estremamente limitate. Si poteva godere di un'immensa libertà, estremamente limitate. Si poteva godere di un'immensa libertà, qualsiasi progetto andava bene. Fu questo stato di cose a permetterci di intraprendere lavori a carattere sperimentale: ci si accorse ben presto, d'altronde, che i film, malgrado tale carattere, divenivano opere importanti, tanto sul piano culturale che su quello commerciale. À in condizioni simili che cominciai a girare Roma città aperta, di cui avevo scritto la sceneggiatura con alcuni amici al tempo dell'occupazione tedesca. Girai il film con pochissimi soldi raccolti a stento, a piccole dosi; c'era a malapena di che pagare la pellicola, che non potevo nemmeno mandare a sviluppare perché non avrei saputo come pagare il laboratorio. Non vi fu dunque alcuna proiezione di prova prima della fine della lavorazione.
Roma città aperta all'origine era muto, non per scelta ma per necessità. La pellicola costava sessanta lire al metro e avremmo dovuto spendere, per ogni scena, centinaia di lire supplementari se avessimo voluto registrare il sonoro. Quando il film è terminato, abbiamo chiesto agli attori di doppiare se stessi.
Più tardi, avendo trovato ancora un po' di denaro, montai il film e lo presentai a un ristretto pubblico di intenditori, critici, amici. Per quasi tutti fu una delusione.
Al Festival di Cannes del 1946, in mancanza di meglio, Roma città aperta fu presentato da una delegazione italiana che disprezzava profondamente il film; fu dato di pomeriggio e pochi ne scrissero, in quell'occasione. Fu a Parigi, due mesi dopo, che svegliò un entusiasmo che io ormai non speravo più. Il successo fu tale che in Italia la gente di cinema dovette rivedere il suo giudizio su di me, salvo tornare ad insultarmi ancora in seguito. Poco dopo, Burstyn presentava Roma città aperta a New York col trionfo che tutti sanno.
Anna Magnani su "Roma città aperta"
Io della scena della morte non ho fatto prove. Con Rossellini, che è stato quel grande regista che è stato, non si provava: si girava. Lui sapeva che, preparatomi l'ambiente, io poi funzionavo.
Durante l'azione del rastrellamento, quando sono uscita dal portone, all'improvviso ho rivisto le cose... sono ripiombata al tempo in cui per Roma portavano via i giovani. Era popolo-popolo quello che stava addosso contro i muri. I tedeschi erano tedeschi-tedeschi presi da un campo di concentramento.
Di colpo non sono stata più io: ero personaggio, insomma.
Una emozione del genere chi se l'aspettava? Così lavorava Rossellini.