SCHEDE FILM

I MAESTRI DEL CINEMA

Sala Esse - giovedì 1 febbraio 1996

Orizzonti di gloria

Titolo originale

Paths of glory

Regia

Stanley Kubrick

Nazionalità

Germania

Anno

1957

Durata (in minuti)

91

Interpreti

Richard Anderson (Maggiore Saint-Auban)

Frederic Bell (Soldato ferito)

Harold Benedict (Capitano Nicols)

Peter Capell (Col. corte marziale)

Timothy Carey (Soldato Feroll)

Susanne Christian (Giovane tedesca)

Ken Dibbs (Lejeune)

Kirk Douglas (Colonn. Dax)

Bert Freed (Sergente Boulanger)

Jerry Hausner (Meyer)

George Mac Ready (Generale Mireau)

Ralph Meeker (Caporale Paris)

Adolphe Menjou (Generale Broulard)

Emile Meyer (Il cappellano)

Wayne Morris (Tenente Roget)

John Stein (Capitano Rousseau)

Joseph Turkel (Soldato Arnaud)

Soggetto

Humphrey Cobb

dall'omonimo romanzo

Sceneggiatura

Stanley Kubrick

Jim Thompson

Calder Willingham

Fotografia

George Krause

Musica

Gerald Fried

Montaggio

Eva Kroll

Produzione

United Artists

Distribuzione

U A - Dear

Suono

Martin Mueller

Produttore

James Harris per Harris-Kubrick Productions e Bryna Productions

La trama

Durante la prima guerra mondiale, il generale Broulard, dello Stato Maggiore francese, nel tentativo di rialzare le sorti della guerra, ordina al generale Mireau di attaccare una posizione saldamente fortificata, tenuta dal tedeschi. Mireau è convinto che l'attacco si risolverà in un massacro; ma vede nell'insensato tentativo un'occasione di mettersi in bella luce come ardito comandante. Impartisce quindi al colonnello Dax l'ordine di condurre i suoi uomini all'attacco.

Dax è un combattente valoroso, il quale però, se dipendesse da lui, si guarderebbe dal sacrificare la vita dei suoi soldati a mire ambiziose; ma l'ordine ricevuto è categorico e non resta che eseguirlo. All'alba del giorno designato, Dax esce dalla trincea con la prima ondata; la reazione tedesca produce larghi vuoti nelle schiere francesi e nessuno riesce a superare più della metà dello spazio che separa le due linee. Il bombardamento tedesco si fa così intenso che la seconda ondata non può uscire dalla trincea.

Il generale Mireau, che assiste da un lontano osservatorio al fallimento dell'attacco, va su tutte le furie ed ordina all'artiglieria di sparare sulle linee francesi per costringere gli uomini ad uscire dalle trincee; ma l'ordine non viene eseguito. Convocato dallo Stato Maggiore, Mireau decide di punire esemplarmente quegli uomini, che definisce "vigliacchi", facendone fucilare tre, scelti a caso. Dax s'oppone con tutte le forze a tale decisione, e inutilmente difende i suoi tre soldati dinnanzi ad un tribunale militare che ha già deciso la condanna a morte. Dax minaccia di provocare uno scandalo rivelando l'ordine pazzesco dato da Mireau all'artiglieria, ma i suoi sforzi sono vani. Il generale Broulard lascia che i tre uomini vengano fucilati e il giorno dopo ordina un'inchiesta sul conto del generale Mireau, che viene allontanato dal comando.

Dax rifiuta sdegnosamente una promozione e all'indomani riceve l'ordine di raggiungere coi suoi la prima linea.

Enrico Ghezzi su "Orizzonti di gloria"

Cobb, l'autore del romanzo, si era ispirato ai processi e alle fucilazioni verificatisi in più occasioni sul fronte francese durante la Grande Guerra. Kubrick, sempre teso a rafforzare l'effetto di "realtà" e di "verità", ricostruisce con tale cura l'ambiente bellico da meritare gli elogi di Churchill per quanto riguarda la verosimiglianza storica del film; parecchi giorni li passa a preparare il paesaggio per l'unica breve sequenza di battaglia.

Sul set, Kubrick stupisce i tecnici tedeschi per lo scrupolo minuzioso, per le scene ripetute decine di volte, per come si impone all'operatore, infine per la perizia con cui manovra personalmente una delle sei m.d.p. in azione per le riprese dell'assalto. "Sono arrivato alla conclusione - dichiara anni dopo Kubrick - che la realizzazione di un film è uno dei più difficili problemi organizzativi e amministrativi che si possono dare, a parte le operazioni militari. La guerra produce situazioni molto drammatiche e visivamente interessanti ai fini di una sceneggiatura. In un breve arco di tempo le persone attraversano un fantastico periodo di tensione, il che, in una storia in tempo di pace, sembrerebbe in realtà artificioso e forzato, perché tutto succederebbe troppo rapidamente per essere credibile. Il film di guerra permette quindi di descrivere con straordinaria concisione l'evoluzione di un atteggiamento o di un personaggio. Così i problemi più velocemente si sviluppano fino alle loro conclusioni logiche". Il riferimento spesso fatto ai lunghi carrelli di Lewis Milestone (non solo "All'Ovest niente di nuovo", ma anche nella versione anni 30 di "Prima Pagina") è fuorviante, essendo troppo importanti le differenze: il movimento di Milestone è quasi sempre laterale e funzionale alla descrizione di un percorso nell'ambiente (la redazione del giornale, il campo di battaglia) da parte di un personaggio, descrizione a volte monotona e statica; nel film tratto dal romanzo di Remarque, per esempio, serve a mostrare la contiguità, la vicinanza spaziale degli uomini che si combattono, il loro appartenere a una stessa "terra". Nel film di Kubrick, invece, non c'è quest'umanesimo, non c'è il tedesco con cui si parla da trincea a trincea scambiando la pagnotta: la situazione è molto più cruda, uomini dello stesso paese che uccidono dei connazionali, e neanche loro sono "fratelli", c'è solo chi ha il potere e chi no.

[da Stanley Kubrick di Enrico Ghezzi "il castoro cinema" La Nuova Italia Edizioni]

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