Titolo originale
The big heat
Ulteriore titolo
Io e la gente
Regia
Fritz Lang
Nazionalità
Usa
Anno
1953
Durata (in minuti)
90
Interpreti
Willis Bouchey
Jocelyn Brando
Glenn Ford
Gloria Grahame
Lee Marvin
Jeanette Nolan
Alexander Scourby
Soggetto
Romanzo "La città che scotta" di William Mc Given
Sceneggiatura
Sydney Boehm
Fotografia
Charles Lang Jr.
Produzione
Columbia Ceiad
Distribuzione
Columbia Ceiad
La trama
Dietro il finto suicidio di un collega un poliziotto scopre una trama criminale, che provocherà anche la morte di sua moglie. La sciata la polizia, il detective prosegue le sue indagini da solo...
Parola di... Fritz Lang
Ci sono solo due categorie di persone: i cattivi e i molto cattivi. Ma noi siamo giunti ad un accordo e chiamiamo buoni i cattivi e cattivi i molto cattivi.
"Il grande caldo" si ricorda più che altro per la scena in cui Marvin sfigura Gloria Grahame gettandole del caffè bollente in faccia. Sapevo benissimo, già allora, che si può gettare del caffè a qualcuno senza lasciare la minima cicatrice. Così, prima che Marvin afferrasse il pentolino, ho voluto riprendere il caffè che bolliva sul fornello. Questo espediente ha reso più credibile il fatto.
Gavin Lambert su "Il grande caldo"
Con questo film Lag trovò un argomento (una piccola città dominata da un gangster e la determinazione di un giovane poliziotto di spezzare quella tirannide) in cui poteva combinare il "realismo" americano con la minaccia più astratta, simbolica, del suo "melodramma" più caratteristico. Fin dalla prima inquadratura, il primo piano della rivoltella sul tavolo, c'è attenzione cupa per la violenza. Le uccisioni e i soprusi non vengono presentati con crudezza nei particolari, parecchi avvengono fuori schermo, eppure puntualizzano minacciosamente tutto il corso dell'azione. Per la grande varietà di commento umano e l'osservazione approfondita dei caratteri, "Il grande caldo" segna un'evoluzone nell'opera di Lang. Sono ritratti a tutto tond presentati con maggiore acutezza e vivacità di quanto sia abituale in Lang. Il tessuto del film è ricco e concentrato più che in qualsiasi altra opera dopo gli anni Trenta.
Lotte H.Eisner su "Il grande caldo"
Ogni film, diceva Lang, deve avere un ritmo proprio. Il ritmo de "Il grande caldo" è un'azione spietata, motivata da odio, assassinio e vendetta. Lang disponeva di un'ottima sceneggiatura, scritta dall'esperto di cronaca nera Sidney Boehm, con un tema che il regista poteva considerare serio: un autentico atto di accusa contro la criminalità. Il copione deve essergli piaciuto per la denuncia della corruzione dilagante nella società anche sul versante della legge.
La vicenda di Bannion è presentata come una questione personale tra lui e la malavita. Lang usa costantemente la macchina da presa in soggettiva, finché lo spettatore involontariamente lo segue e si identifica con lui. Ma quando comincia il "grande caldo", Bannion capisce che alla fine non tocca a lui fare giustizia, che deve consegnare i criminali ai rappresentanti della legge, richiamati al proprio dovere dal suo impegno. Col passare del tempo, gli eroi di Lang si muovono verso una maturità e una saggezza che escludono il risentimento e il disprezzo verso i loro simili.