SCHEDE FILM

IL CINEMA RITROVATO

Le Laudi - martedì 5 marzo 1996

Il dottor Stranamore

Titolo originale

Dr. Strangelove, or How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb

Ulteriore titolo

Il dottor Stranamore, ovvero Come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba

Regia

Stanley Kubrick

Nazionalità

Regno Unito

Anno

1964

Interpreti

Glenn Beck (Tenente Kivel)

Frank Berry (Tenene Dietrich)

Peter Bull (Ambasciatore russo)

Jack Creley (Staines)

Hal Galili (Membro corpo difesa)

Sterling Hayden (Generale Ripper)

Laurence Herder (Membro corpo difesa)

James Earl Jones (Tenente Zogg)

John McCarthy (Membro corpo difesa)

Robert o' Neil (Ammiraglio Randolph)

Slim Pickens (Maggiore T.J.King Kong)

Tracy Reed (Miss Scott)

Shane Rimmer (Capitano G.A. "Ace")

George C. Scott (Generale Buck)

Peter Sellers (Dr. Stranamore)

Roy Stephens (Frank)

Paul Tamarin (Tenente Goldeberg)

Gordon Tanner (Generale Faceman)

Keenan Wynn (Colonnello Bat Guano)

Soggetto

Peter George

Romanzo "Red Albert"

Sceneggiatura

Peter George

Stanley Kubrick

Terry Southern

Fotografia

Gilbert Taylor

Musica

La canzone anni '40 "We'll meet again" è cantata da Vera Lynn

Laurie Johnson

Montaggio

Anthony Harvey

Effetti

Wally Veevers

Durata (in minuti)

94

Produzione

Stanley Kubrick

Distribuzione

Ceiad - Columbia Pictures

La trama

Un generale psicopatico americano, che fa parte dell'alto comando strategico dell'aeronautica dà ordine a una squadriglia di areoplani, attrezzati per il trasporto di bombe atomiche, di volare per un'azione contro la Russia. Subito dopo egli si chiude nella base, e quindi tutti, compreso il presidente degli Stati Uniti, sono impossibilitati ad intervenire. Sia gli alti ufficiali americani sia i massimi esponenti sovietici, tentano di fermare la minaccia di una guerra nucleare.

Michel Ciment su "Il dottor Stranamore"

Norman O. Brown, nel suo magistrale saggio "La vita contro la morte", ha esaminato i rapporti tra l'istinto di vita (e l'amore) e l'istinto di morte, dimostrando che la storia umana è la storia di una nevrosi legata al senso di colpa dell'umanità. Ma questa lotta tra Eros e Thanatos si concluderà presto con il trionfo della morte ora che è diventata possibile la scomparsa totale dell'umanità. L'itinerario di Kubrick doveva condurlo logicamente, secondo le sue preoccupazioni, a filmare il conflitto nucleare ne "Il dottor Stranamore", echeggiando il Freud de "Il disagio della civiltà": «Gli uomini adesso hanno esteso totalmente il proprio potere sulle forze naturali, che giovandosi di esse sarebbe facile sterminarsi a vicenda, fino all'ultimo uomo. Lo sanno, donde buona parte della loro presente inquietudine, infelicità, apprensione». Come Norman Brown parlando di Swift notava che non era necessario tanto spiegare le sue opere come semplici epifenomeni della sua nevrosi individuale, quanto piuttosto di vedere con quale penetrazione egli abbia osservato la nevrosi universale dell'umanità, così si può vedere in Kubrick il rivelatore del suo tempo. La visione escrementizia di Swift è d'altronde vicina a quella di Kubrick. L'uso dei nomi ne "Il dottor Stranamore" ricorda quello de "I viaggi di Gulliver": la base di Laputa, il ministro russo Kissof, l'ambasciatore de Sadeski, il generale Turgidson (turgid=gonfio), il colonnello Bat Guano (bat=pipistrello; guano=escrementi di uccelli), il presidente Murkin Muffley (murky=ombroso; muffle=sesso femminile in gergo), il bombardiere Leper Colony (colonia di lebbrosi), e l'ironia mordente che abbassa gli uomini al rango di ridicole marionette. La forza satirica delle immagini kubrickiane è l'equivalente delle battute spiritose di cui Freud ha dimostrato i rapporti con l'inconscio, sottolineando che anche l'umorismo è una via per esplorare la nevrosi universale. L'umorismo de "Il dottor Stranamore" culmina nella scena finale in cui una nostalgica canzone d'amore degli anni '40 viene sussurrata su immagini di nubi radioattive e di morte: «Ci ritroveremo, non so dove, non so quando, sotto il sole».

Ken Adam (scenografo) a proposito della scenografia della sala da guerra

Mentre ne discutevamo mi divertivo a scarabocchiare, a disegnare su un pezzo di carta, e lui mi osservava, mi diceva che era molto interessante. Mi sono detto allora che tutto quanto si raccontava di lui, che era difficile nel lavoro, eccetera, era falso, perché gli piaceva il mio progetto iniziale. Mi incoraggiò a continuare in quella direzione. Per tre settimane sviluppai il mio progetto, e un giorno, mentre andavamo in auto allo studio e mi preparavo a far costruire la scenografia, mi disse che non andava bene, che i diversi livelli che avevo previsto avrebbero dovuto essere riempiti da attori, che non sapeva cosa fargli fare, eccetera, e mi chiese di trovare un'altra idea. E tutto questo dopo che mi aveva incoraggiato in quella direzione! Per alcune ore sono rimasto completamene demoralizzato, perché in pratica avevo già perfezionato la scenografia nella mia testa. Era quattordici anni fa e non ero tanto flessibile come scenografo. Mi ci è voluto del tempo per calmarmi, ma la cosa più strana fu che in quello stesso pomeriggio concepii la sala della guerra come si vede nel film. À stato difficile giustificare a Kubrick la forma della sala della guerra, perché con lui tutto deve essere spiegato razionalmente, anche se è il risultato del vostro intuito o del vostro talento. Per lui ciò che conta è sempre il come ed il perché. L'ho convinto che era una forma geometrica molto forte, il triangolo, che sarebbe somigliato ad un rifugio atomico sotterraneo, idea che gli piaceva, che sarebbe stato in cemento armato. In quel momento avevo vinto la mia battaglia. Ed allora è diventato il perfezionista che conosciamo. Ha voluto migliorare quel concetto. E ciò era molto entusiasmante per uno scenografo. Si crede di aver finito, ma un regista creativo può aggiungere al vostro lavoro una dimensione che mai avreste ritenuto possibile. Questo miglioramento è quanto di più stimolane; spesso, quando faccio una scenografia, devo battermi con il regista o con il direttore della fotografia per ottenere la fedele trasposizione sullo schermo delle mie idee. Con Kubrick niente è impossibile. Per esempio ha insistito affinché costruissi un soffitto rigido per la sala della guerra, in modo da costringere il direttore della fotografia ad utilizzare la luce naturale e non le luci artificiali. Prima d'installare la mia illuminazione circolare, aveva fatto dei test con attori per studiarne l'angolazione e l'altezza, perché tutti i personaggi sarebbero stati in seguito illuminati dall'alto. Quando gli proposi quel grande tavolo circolare, Stanley mi disse: «É interessante, perché somiglia a un gigantesco tavolo da poker. Il presidente e i generali giocano col mondo come con delle carte».

[da Stanley Kubrick di Michel Ciment Edizioni Milano Libri]

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