SCHEDE FILM

IL CINEMA RITROVATO

Le Laudi - martedì 19 marzo 1996

Il fascino discreto della borghesia

Titolo originale

Le charme discret de la bourgeoisie

Regia

Luis Buñuel

Nazionalità

Francia Italia Spagna

Anno

1972

Interpreti

Stephae Audran (Alice)

Ellen Bahl

Olivier Bauchet

Robert Benoit

Julien Bertheau (Vescovo)

Christian Blathauss

Jean Pierre Cassel (Henri Senechal)

Jean Degrave

Anne Marie Deschott

Douling (Moribondo)

Paul Frankeur (Francois Thevenot)

Pierre Lary

Robert Le Beal

Pierre Maguelon (Gendarme)

Maxence Mailfort

Maria Gabriella Maione (Guerrigliera)

Francois Msistre (Commissario)

Muni (Contadina)

Bernard Musson (Cameriere)

Bulle Ogier (Florence)

Michel Piccoli

Claude Pieplu (Colonnello)

Fernando Rey (Don Raphael)

Jacques Rispal

Delphine Seyrig (Simone)

Diane Vernon

Milena Vukotic (Ines)

Soggetto

Luis Buñuel

Sceneggiatura

Luis Buñuel

Jean Claude Carriere

Fotografia

Edmond Richard

Montaggio

Helene Plemiannikov

Durata (in minuti)

103

Produzione

Serge Silbernab, per la Greenwich Films, Dear.

Coproduzione

Greenwich (Parigi), Dean (Rome)

Distribuzione

Fox

La trama

Per i borghesi François e Simone Thevenot, la giovane Florence (sorella di Simone) e l'ambasciatore della repubblica di Miranda, Raphaël Acosta, i coniugi Henri e Alice Sénéchal nulla è più difficile che riuscire a cenare insieme: se i primi quattro si recano dai Sénéchal, questi li attendevano per la sera seguente, oppure si sono nascosti per fare all'amore; se vanno in trattoria, è morto il proprietario; se le signore vanno a prendere il thè in un locale pubblico, non viene loro offerta che dell'acqua; se una volta tanto pare che tutto fili liscio, interviene un colonnello con un gruppo di militari a scombinare il pasto; infine, poiché François, Henri e Raphaël spacciano droga, una cena viene interrotta dalla polizia (in seguito, l'intervento di un ministro li fa scarcerare). A un certo punto, ai sei si aggiunge un nuovo personaggio, il vescovo Dufour, che riesce ad ottenere un impiego come giardiniere presso i Sénéchal. Ma ormai tutta la vicenda è diventata ambigua e si mescola ai sogni e alle paure di ognuno (invitati a casa del colonnello si trovano improvvisamente su un palcoscenico a dover recitare una parte che non conoscono) e su tutti incombe un greve senso di morte; o è il prelato che, accorso al capezzale di un vecchio moribondo, il quale confessa di avergli assassinato gli inumani genitori, prima lo assolve e poi lo uccide; oppure il racconto di un militare che ha sognato di aver incontrato la propria madre e alcuni amici defunti; ovvero è l'uccisione del colonnello che ha provocato l'ambasciatore di Miranda; o infine, sempre durante un pasto, l'irruzione di terroristi rivoluzionari che fanno una strage da cui si salva soltanto Raphaël Acosta. Quest'ultimo è un vero incubo e per cacciarlo Raphaël, quando si sveglia, si alza e si mette a mangiare. Ma nonostante tutto, ogni tanto si vedono i nostri protagonisti borghesi camminare per una solitaria strada di campagna.

Alberto Abruzzese su "Il fascino discreto della borghesia"

Come ormai da tempo era solito fare, anche dopo l'uscita di "Tristana" Buñuel aveva giurato che non sarebbe mai più tornato sul set. La sua vita continuò, così, nella serenità dell'esilio messicano fino al gennaio 1972, quando lo si rivide improvvisamente a Madrid: portava con sé una sceneggiatura che aveva scritto insieme a Jean-Claude Carrière.

Buñuel era molto soddisfatto di questo lavoro: la sceneggiatura di "Le charme discret de la bourgeoisie" era passata attraverso quattro successive stesure. «Adesso è talmente bella - disse - che a portarla sullo schermo la si rovinerebbe certamente»

Le riprese di "Le charme discret de la bourgeoisie" durarono più di due mesi. Pare che l'idea di questo insolito titolo sia venuta a Carrière e a Buñuel mentre pranzavano in un ristorante di Toledo. «La sala era vuota - racconta Oreste del Buono - dato che Buñuel preferisce mangiare presto. D'improvviso, un capo-cameriere portò loro un giornale e annunciò solennemente: "De Galles es muerto". Fu lo scatto dell'interruttore necessario, il titolo lampeggiò preciso nel vago, la vaghezza che è una promessa di ricchezza, la precisione che è una garanzia di risultato. Per i surrealisti il titolo di un'opera fa parte integrante del processo creativo, e Buñuel non ha mai (e giustamente) rinnegato il suo passato surrealista. "Le charme discret du la bourgeoisie" segnò l'inizio della celebrità di Buñuel anche presso il grande pubblico. Il film fece registrare incassi favolosi: nella sola Parigi circa mezzo milione di persone lo applaudì: l'opera dell'ormai settantaduenne regista spagnolo venne così prescelta per rappresentare la Francia nella competizione internazionale degli Oscar. E, nella favolosa notte americana che consacra miti e divi, si aggiudicò l'Academy Award per il miglior film straniero. «Si trattava - racconta Buñuel - di un voto perfettamente democratico. Certo, il risultato è imprevedibile perché a votare sono 2.500 idioti., tra i quali c'è pure, per esempio, l'assistente figurinista dello studio, che ha diritto al voto come gli altri».

[da Luis Bunuel di Alberto Abruzzese Edizioni Gremese]

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