SCHEDE FILM

IL CINEMA RITROVATO

Le Laudi - martedì 12 dicembre 1995

M - Il mostro di Düsseldorf

Titolo originale

"M" Eine stadt sucht einen morder

Regia

Fritz Lang

Nazionalità

Germania

Anno

1931

Interpreti

Rudolf Blummer

Paul Falkenberg

George John

Paul Kemp

Inge Landgut

Peter Lorre

Theodor Loss

Ernst Stahl-Nachbaut

Franze Stein

Ellen Widmann

Soggetto

Thea Von Harbou

Sceneggiatura

Thea Von Harbou

Fotografia

Fritz Arno Wagner

Musica

Estratti dal "Peer Gynt" di Edward Grieg

Durata (in minuti)

98

Produzione

Nero Film

Distribuzione

Unidis

La trama

La quite della città di Düsseldorf è sconvolta da una raccapricciante serie di assassinii. La polizia si pone sulle tracce del maniaco omicida, ma sarà la malavita a segnare il destino dell'"imprendibile" mostro.

Parola di... Fritz Lang

Gradualmente, e a volte con riluttanza, sono arrivato alla conclusione che in ogni coscienza umana cova un latente impulso a uccidere. Ho cercato di avvicinarmi all'assassino con l'immaginazione, per mostrarlo come un uomo posseduto da un demone che lo ha spinto oltre i normali confini del comportamento umano e la cui tragedia sta anche nel fatto che l'assassino non risolve mai i suoi conflitti. Dato il carattere odioso del delitto, in "M" esisteva il problema di presentarlo conservandone la carica emotiva senza disgustare gli spettatori. É per questo che mi sono limitato a degli accenni: la palla che rotola, il palloncino abbandonato dalla mano della bambina e impigliato nei fili del telegrafo. Così il pubblico stesso è chiamato a partecipare alla scena, perché costringo ogni spettatore a ricreare gli orrendi particolari dell'assassinio secondo la propria immaginazione. In "M" non mi interessava soltanto scoprire perché qualcuno è spinto a un delitto orrendo come l'assassinio di bambini, ma anche discutere i pro e i contro della pena di morte. Comunque il messaggio del film non è la condanna dell'assassino, ma l'ammonimento alla madri: "Bisogna vigilare meglio sui figli". Questo messaggio umano stava particolarmente a cuore alla scrittrice Thea von Harbou, che allora era mia moglie. In ogni caso, gusto e tatto. Se anche potessi far vedere la cosa più orribile al mondo per me, questa potrebbe non esserlo per qualcun altro. Tutto il pubblico, anche chi non osa permettersi di capire quello che è successo alla povera bambina in "M", sente un brivido corrergli lungo la schiena. Ma ognuno prova una sensazione diversa, perché ciascuno immagina la cosa più terribile che potrebbe esserle accaduta. E non avrei potuto ottenere questo effetto se avessi mostrato una sola possibilità, ad esempio il maniaco che fa a pezzi la bambina. In questo modo costringo il pubblico a collaborare con me; suggerendo qualcosa ottengo un'impressione più forte, un coinvolgimento più profondo che facendola vedere. In altre parole, io mostro il risultato della violenza.

Pensate che in sala, oggi, ci siano molti spettatori disposti a credere in una punizione dopo la morte? No. Quindi di che hanno paura? Soltanto di una cosa, del dolore. A questo punto la violenza diventa un elemento assolutamente legittimo per rendere partecipe il pubblico, per fargli provare delle emozioni. Una volta scrissi un articolo in difesa della violenza, ma le guerre de nostro secolo hanno cambiato alcune cose.

[da Fritz Lang di Lotte H. Eisner Edizioni Mazzotta]

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