Titolo originale
L'Atalante
Regia
Jean Vigo
Nazionalità
Francia
Anno
1939
Interpreti
Claude Aveline
Rene Blech
Fanny Clar (Juliette's Mother)
Jean Dasté (Jean)
Raphael Diligent (Raspautine)
Maurice Gilles (the head clerk)
Charles Goldblatt (il ladro)
Paul Grimault
Louis Lefebvre (the kid)
Genya Lozinska
Gilles Margaritis (the pedlar)
Dita Parlo (Juliette)
Gen Paul
Jacques Prevert
Pierre Prevert
Albert Riera
Michel Simon (le pere Jules)
Lou Tchimoukoff
Soggetto
Jean Guinee
Sceneggiatura
Albert Riera
Jean Vigo
Fotografia
Jean-Paul Alphen
Louis Berger
Boris Kaufman
Musica
Canzoni: Charles Goldblatt
Maurice Jaubert
Montaggio
Louis Chavance
Durata (in minuti)
89
Produzione
J.- L. Nounzen
Distribuzione
Gaumont-Franco-Film-Aubert
La trama
Jean, giovane capitano d'un battello, l'"Atalante", si sposa con Juliette, una ragazza di campagna e la porta a vivere con sé.
Ma, dopo un po', Juliette, comincia ad annoiarsi e, suggestionata dai racconti del vecchio marinaio "Pere Jules", decide di scappare.
Delusa dalla citta', la ragazza torna però sul battello e scopre che il marito geloso l'ha abbandonata. Il vecchio marinaio la riportera' da Jean.
Parola di... Jean Vigo
Nessuna falsa scusa gridando: "La censura ha mutilato il mio film; e guardate: quale infamia!". Il 4 ottobre 1933, si può leggere sull'ultima pagina dei giornali francesi, in un angolino, un trafiletto ignominioso e reso volontariamente illeggibile per alcuni refusi ufficiali imposti ai tipografi: "In seguito a un accordo intercorso tra M. de Monzie e M. Camille Chautemps, il servizio di censura cinematografica è trasferito dal Ministero dell'Educazione Nazionale al Ministero dell'Interno". Bravo! Ecco chi ci condurrà forse un giorno alla franchigia di una Censura di Stato cinica, ma leale. Che oramai ogni artigiano del cinema dovrà passare dalla Polizia Giudiziaria dove verranno rilevate ad ognuno di questi crimini cinegrafici le impronte digitali, e dove verrà presa la sua fotografia con le angolazioni riservate ai teppisti, e all'occorrenza gli si permetterà anche di riposarsi nella camera delle confessioni spontanee.
Je me suis tué avec "L'Atalante"
François Truffaut su "L'Atalante"
Ho avuto la fortuna di scoprire tutti i film di Jean Vigo in un'unica volta, un sabato pomeriggio del 1946, al Sèvres-Pathé grazie al cine-club "La chambre noire" animato da André Bazin e altri collaboratori di "La Reveu du Cinéma". Entrando in sala ignoravo persino il nome di Jean Vigo, ma fui preso immediatamente da un'ammirazione sterminata per quest'opera che tutta insieme non raggiunge nemmeno i duecento minuti di proiezione.
Vigo ne "L'Atalante" raggiunge la perfezione, raggiunge il capolavoro. Usa ancora il ralenti per ottenere effetti poetici ma rinuncia all'accelerato per quelli comici, non ricorre più ai manichini, si limita a porre davanti al suo obiettivo una realtà che trasforma in incantesimo e filmando prosa ottiene senza sforzo poesia.
Spesso si sottovaluta "L'Atalante" vedendovi un piccolo tema in opposizione al grande tema generale di "Zéro de conduite". "L'Atalante" affronta in realtà un grande tema, raramente trattato dal cinema, l'esordio nella vita di una giovane coppia, le difficoltà di adattarsi l'uno all'altra, con all'inizio l'euforia dell'accoppiamento, poi i primi scontri, la rivolta, la fuga, la riconciliazione e finalmente l'accettazione dell'uno da parte dell'altra.
Sotto questa angolazione "L'Atalante" non tratta un soggetto meno grande di "Zéro de conduite".
In principio ho avuto più simpatia per "Zéro de conduite". Poi, a forza di vedere e rivedere i due film, ho finito per preferire definitivamente "L'Atalante", che mi sarà per sempre impossibile dimenticare quando mi trovo a dover rispondere a questionari del tipo: "Quali sono secondo lei i dieci migliori film del mondo?".