SCHEDE FILM

I MAESTRI DEL CINEMA

Sala Esse - giovedì 21 dicembre 1995

Sciuscià

Regia

Vittorio De Sica

Nazionalità

Italia

Anno

1946

Interpreti

Maria Campi

Enrico Cigoli (Staffera)

Franco Interlenghi (Pasquale)

Aniello Mele (Raffaele)

Bruno Ortenzi (Arcangeli)

Anna Pedoni (Nannarella)

Gino Saltamerenda (il Panza)

Rinaldo Smordoni (Giuseppe)

Soggetto

Sergio Amidei

Vittorio De Sica

Adolfo Franci

Cesare Giulio Viola

Cesare Zavattini

Sceneggiatura

Sergio Amidei

Vittorio De Sica

Adolfo Franci

Cesare Giulio Viola

Cesare Zavattini

Fotografia

Anchise Brizzi

Elio Paccara

Musica

Alessandro Cicognini

Montaggio

Nicolò Lazzari

Durata (in minuti)

92

Produzione

Paolo William Tamburella per Alfa Cinematografica

Distribuzione

Enic

La trama

Pasquale e Giuseppe sono due ragazzi legati da sincera amicizia che nel disordine del dopoguerra esercitano delle lucrose se pur non del tutto lecite attività. Coinvolti in una rapina essi vengono inviati al riformatorio in attesa di giudizio. Il tempo trascorre senza che i due ragazzi vengano giudicati e frattanto la loro vita in riformatorio si fa sempre più penosa. Contornati da una massa di disgraziati, precocemente traviati, di cui soltanto pochi fanno eccezione e mostrano i veri sentimenti confacenti alla loro età; maltrattati talvolta ingiustamente e comunque sempre inumanamente dai guardiani e perfino dai dirigenti, i loro animi si inaridiscono e anche la loro amicizia viene meno fino a culminare nel tragico finale dove uno dei due ragazzi perde la vita.

Parola di... Vittorio De Sica

Invitai Zavattini a pensare a un soggetto. Zavattini studiò il problema, visitammo insieme ambienti e persone, tra l'altro il carcere di Porta Portese che poi nel film venne ricostruito con impressionante fedeltà.

Una settimana venne presentato il soggetto nuovo, che il produttore accettò senza riserve.

Si affacciò il problema degli interpreti. Attori o non attori? Vorrei dichiarare a questo punto che in me la scelta dei cosiddetti attori "presi dalla strada" non è mai preordinata, non è la conseguenza di un atteggiamento rigido.

Esistono personaggi che richiedono attori professionisti, ne esistono altri che possono vivere soltanto con un certo volto preciso, insostituibile, reperibile unicamente nella vita reale.

Fu molto difficile trovare i due ragazzi di "Sciuscià". Scoprimmo per primo il ragazzo minore, Rinaldo Smordoni; l'altro, Franco Interlenghi, lo trovai davvero per strada. Figlio di modesti lavoratori, preferiva la strada a qualunque altro divertimento.

Tutti puntavano su Smordoni e dicevano che crescendo sarebbe diventato un vero attore. E invece è accaduto il contrario: Interlenghi è diventato attore, l'altro, mi pare, muratore o fornaio. "Sciuscià" fu, dal punto di vista economico, una sciagura per il povero Tamburella. Era costato meno di un milione di lire, ma in Italia, praticamente, non lo vide nessuno. Uscì nel momento in cui arrivavano i primi film americani, sui quali il pubblico si gettava insaziabile.

Più tardi il film venne venduto in Francia per quattro milioni di lire e incassò trecento milioni di franchi. In America lo acquistarono due distributori diversi e fece la fortuna di entrambi. Ebbe anche un Oscar col quale si premiò "lo sforzo produttivo dell'Italia" appena uscita dalla guerra disastrosa.

Nonostante questo, gli americani per molto tempo fecero una gran confusione, e quando Rossellini andò a Hollywood gli attribuirono la paternità anche di "Sciuscià".

[da L'avventurosa storia del cinema italiano di G.Fofi e F. Faldini Edizioni Feltrinelli]

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