SCHEDE FILM

Gli uomini che mascalzoni

Titolo originale

Gli uomini che mascalzoni

Regia

Mario Camerini

Nazionalità

Italia

Anno

1932

Interpreti

Anna D'Adria (Letizia)

Vittorio De Sica (Bruno)

Maria Denis (ragazza al ballo)

Tino Erler

Lia Franca (Mariuccia)

Lica Irma

Pia Lotti (Gina)

Maria Montesano

Aldo Moschino (Conte Piazzi)

Gemma Schirato (la vedova)

Cesare Zoppetti (Tadino)

Soggetto

Mario Camerini

Aldo de Benedetti

Sceneggiatura

Mario Camerini

Aldo De Benedetti

Mario Soldati

Fotografia

Domenico Scala

Massimo Terzano

Musica

Direttore orchestra G. Armando Fragna

Canzoni «Parlami d'amore Mariù» di Cesare Bixio, E. Neri, Cesare Andrea Bixio

Montaggio

Fernando Tropea

Durata (in minuti)

66

Produzione

Emilio Cecchi, Cines

Distribuzione

Anonima Pittaluga

Parola di... Mario Camerini

In quel periodo avevo un contratto con la Cines, e alla Cines c'era Emilio Cecchi, che aveva portato un soffio di risveglio, dei nuovi indirizzi. De Benedetti mi portò un giorno una storia molto semplice, una commediola molto umana. Ed io intravidi la possibilità di fare un film diverso dal tipo allora imperante non solo in Italia ma anche all'estero, la commedia ad intreccio complesso, il grosso polpettone. Inoltre dissi a Cecchi: " Ma perché dobbiamo stare sempre in teatro di posa, girare in ambienti costruiti che danno un senso di falso al film? Facciamo un tentativo, io parto e vado a Milano, alla fiera. Siccome il film è ambientato là io girerò tutte le scene dal vero". Cecchi mi appoggiò, ma gli altri gridarono allo scandalo, Però poi fecero tutti così. ... Non solo fu il più grande successo di pubblico in Italia, ma anche all'estero. Andai a Parigi, in quel periodo. Nei bar tutti cantavano "Parlami d'amore, Mariù". Mi dicevano che in periodo fascista, quando arrivavano degli italiani, in certi posti all'estero invece di suonare "Giovinezza" suonavano "Parlami d'amore, Mariù", tanto era conosciuta. I meriti del film sono due: la canzone, e il fatto che si tratta di un film muto - enorme tecnica - per esempio l'inseguimento in auto e l'incidente - il film è stato fatto con il montaggio del sonoro in pezzi che a volte sono di pochi fotogrammi. É un metodo invenato da me. Non ci sono i lunghi carrelli che non si facevano per non tagliare la colonna sonora. É come ai tempi del muto. Mi ricordo, anzi, che ho rinunciato a tremila lire del mio compenso per poter avere la colonna sonora stampata a parte, per poter fare le prove. Credo che il successo del film fosse tutto tecnico: la vivacità del ritmo più la musica di Bixio.

« stato il mio primo film con De Sica. Era talmente magro che, poveretto, ha fatto tutto il film con la bambagia in bocca, per sembrare un po' più grasso. Presidente della Cines era Toepliz, figlio del famoso Toepliz della Banca Commerciale, che aveva una moglie. Quando feci "Gli uomini che mascalzoni" presi De Sica che era il bello in frac (aveva fatto la Za-Bum con Melnati) perché mi resi conto che poteva fare la parte di un operaio. Ma Cecchi dovette lottare con Tocpliz e con sua moglie, la quale diceva: "Come! Un bel giovane in frac come De Sica lo mettete a lavorare da operaio! Questo è un errore enorme!"

Tutta la mia attività è stata, diciamo così, evasiva, non è mai stata graffiante. Perché mi piace dire le cose che se uno le capisce le capisce, e se non le vuol capire non fa niente. Però, fin da allora, al fascismo film come i miei non gli andavano bene. Prima cosa, perché erano dei film evasivi, poi perché erano film che parlavano sempre non di alta borghesia ma di operai.

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