Jean Renoir

Nato a Parigi nel 1984, figlio del pittore Auguste, fratello dell'attore Pierre e zio dell'operatore Claude Renoir, Jean Renoir è stato regista, attore, scrittore. Prestò servizio come ufficiale di cavalleria e pilota durante la prima guerra mondiale e lasciò la sua occupazione di ceramista per il cinema, dopo aver sposato Catherine Hessling, attrice e modella di suo padre. I suoi primi film muti ebbero come interprete proprio la moglie: "La fille de l'eau" (1924), "Nanà" (1926), "La piccola fiammiferaia" (1927) e "Tire au flanc" (1928). Recitò in alcuni film di Alberto Cavalcanti. Fu con l'avvento del sonoro che i suoi film, grazie alle loro storie piene d'immaginazione, furono anche grandi successi commerciali. Tanto per citarne alcuni: "La Chienne" (1931), "La nuit du Carrefour", "Boudu sauvé des eaux" (1932), "Madame Bovary e Toni" (1934), "Il delitto di Monsieur Lange" (1935), "Verso la vita" e "L'angelo del male" (1938), in cui comparvero Jean Gabin e Michel Simon. Erich Von Stroheim, che ammirava molto Renoir, recitò in "La grande illusione" (1937). Nel 1936 Renoir girò "La vie est à nous" per il partito comunista francese. "La Marsigliese" (1938) fu finanziata con denaro pubblico; "Une partie de campagne" (1936) fu un divertente e lirico film sulla passione per la natura. Il suo film più importante degli Anni Trenta fu "La regola del gioco" (1939), commedia inizialmente poco apprezzata in cui, con un misto di tragedia e farsa, è in scena la violenza umana. Il lavoro di Renoir dominò comunque la cinematografia degli Anni Trenta: franchezza e semplicità stilistica enfatizzarono la sua innata umanità. Il calore e l'amore col quale Renoir trattava i suoi attori e attrici e l'umiltà con cui rifiutava le regole prestabilite dei sistemi cinematografici lo resero un precursore del neo-realismo del dopoguerra e del libero stile adottato successivamente dalla nouvelle vague francese.

Dal 1939 al 1954 non realizzò più film in Francia: nel 1941 si esiliò volontariamente negli Usa, dove nel 1945 realizzo "L'uomo del Sud". Nel 1950 girò "Il fiume nel Bengala", nel 1952, dopo aver ultimato in Italia "La carrozza d'oro" tornò in Francia dove diresse "French cancan" (1954) che fu un successo. Dopo l'insuccesso di "Eliana e gli uomini" (1956), Renoir si dedicò al teatro e alla televisione sfruttando la possibilità di girare delle brevi produzioni. Diresse per il piccolo schermo una storia di tipo Dr. Jekyll e Mr. Hyde, "Il testamento del mostro" (1959); lo stesso anno diresse "Le déjeuner sur l'herbe", film che come altri precedenti rivelano e testimoniano il suo amore per la natura.

Nel 1961 girò "Le strane licenze del caporale Dupont", commedia sulla fuga di un gruppo di prigionieri di guerra. "La sola cosa che io possa donare a questo illogico, irresponsabile e crudele universo è il mio amore" disse Renoir. Il suo ultimo film, "Le petit théatre par Jean Renoir" (1979) fu realizzato per la televisione francese. Dopo il '69 Renoir non è più tornato dietro la macchina da presa anche per i postumi della ferita da lui subita ad una gamba durante la prima guerra mondiale e che ormai gli impediva di stare in piedi se non per brevi periodi. Ha scritto tre libri: una vita del padre, "Renoir" (1962, traduzione italiana "Renoir, mio padre", Garzanti, 1963); un romanzo, "Les cahiers du capitaine Georges" (1966, traduzione italiana "Il diario del capitano Georges", Garzanti, 1968); infine la sua autobiografia "Ma vie et mes films" (1974). Il primo è una interessante testimonianza sul grande pittore mentre il romanzo è un'esile storia d'amore d'ambiente militare da cui non sono esenti sospetti di autobiografia.

La sua autobiografia, oltre a costituire un importante strumento per ricostruire con esattezza alcuni episodi della sua vita e per penetrare nel suo affascinante mondo poetico, è un bonario autoritratto dove la carica umana dell'artista viene continuamente esibita con malizioso compiacimento. C'è poi il ricordo affettuoso delle tante persone da lui incontrate e che hanno collaborato con lui nella sua complessa carriera e che sono tutte trattate come amici. Dei nemici, se mai ne ha avuti, non ne parla. Curioso è poi il modo in cui racconta l'ultima parte della sua vita: impercettibilmente il pronome io scompare per lasciare il posto ad un noi con cui Renoir accomuna a sé la moglie Dido Freire e che viene usato ostinatamente anche quando riferisce sentimenti e impressioni inequivocabilmente individuali. Evidente testimonianza del tenero attaccamento a questa sua compagna che ha condiviso la sua esistenza dall'esilio americano in poi.

Filmografia

*Caterina/Una vita senza gioia (1924)

La ragazza dell'acqua (1924)

*Charleston (1926)

Nanà (1926)

*Marquitta (1927)

La piccola fiammiferaia (1928)

Il torneo (1929)

Lo scansafatiche (1929)

La cagna (1931)

La purga al lupo (1931)

Chotard e c. (1932)

Boudu salvato dalle acque (1932)

La notte dell'incrocio (1932)

La signora Bovary (1933)

*Il delitto del signor Lange (1935)

Toni (1934)

La scampagnata (1936)

Verso la vita (1936)

*La vita è nostra (1936)

La Marsigliese (1937)

La grande illusione (1937)

L'angelo del male (1938)

La regola del gioco (1939)

Tosca (1941)

La palude della morte (1941)

Questa terra è mia (1943)

*Saluto alla Francia (1944)

L'uomo del sud (1945)

Il diario di una cameriera (1946)

La donna della spiaggia (1946)

Il fiume (1950)

La carrozza d'oro (1952)

French can-can (1954)

Eliana e gli uomini (1956)

Picnic alla francese (1959)

Il testamento del mostro (1959)

Le strane licenze del caporale Dupont (1962)

Il teatrino di Jean Renoir (1969)

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